Si è conclusa ieri la terza edizione di “Il diritto in piazza” che, quest’anno, ha avuto come tema la salute come bene primario dell’ordinamento costituzionale. L’ultimo degli appuntamenti si è tenuto ieri sera e ha avuto come ospiti Italo Federici, magistrato civile del Tribunale di Taranto, Pierluigi Colangelo di Legambiente Puglia, Ottavio Balducci, assessore all’Ambiente del Comune di Molfetta, e Mario Loizzo, presidente Consiglio regionale della Puglia.
A moderare i loro interventi, la giornalista Maddalena Tulanti, che ha introdotto il dibattito sottolineando come l’ambiente non sia più un argomento del quale si parla solo a cena, ma oggi sia argomento di discussione a tutti i livelli: «In particolare, noi in Puglia, non possiamo non parlarne. Io sono napoletana e vivo ad Ostuni, una zona colpita dalla Xylella. Ma questa è anche la terra dell’Ilva».
«Il punto di svolta sul tema di salute e ambiente è in due sentenze del 1979, in particolare una della Corte di Costituzionale (n. 88), che afferma il principio che il danno alla salute dell’individuo è risarcibile in quanto tale. Fino ad allora si stabiliva, in base alla capacità di guadagno di ogni singolo cittadino, con tutte le iniquità che ne conseguivano. Questa, che può sembra un’ovvietà, in realtà fino a quell’anno non lo era. L’altra, una sentenza della Cassazione, che considera la salute da difendere come dimensione sociale, quindi slegandola esclusivamente dall’individuo. Si comincia a parlare di ambiente salubre da preservare» ha spiegato Italo Federici, illustrando gli sviluppi giuridici in tema di salute ambiente negli ultimi decenni, mentre Colangelo, di Legambiente ha evidenziato come su questi temi l’Italia sia arrivata tardi: «Per il diritto all’ambiente, nel binomio con la salute, ancora non c’è un punto di approdo chiaro. Si pensi agli interessi economici, al disinteresse del presidente statunitense Trump per questi temi e alla vicenda di Greta Thunberg. Solo adesso il presidente Conte sta proponendo che la tutela dell’ambiente entri nella Carta costituzionale. Solo nel 2015 c’è stato il riconoscimento dei reati ambientali in Italia. Anche nel quadro internazionale siamo arrivati sempre in maniera tardiva sulla tutela dell’ambiente. Spesso, inoltre, abbiamo degli atteggiamenti inconsapevoli molto dannosi nei confronti dell’ambiente. Anche con una semplice lavatrice possiamo inquinare il mare con le microplastiche. Dobbiamo stare anche attenti alla concentrazione di mercurio nel mare, soprattutto noi che siamo un popolo di mangiatori di frutti di mare».
L’assessore molfettese Balducci ha invece sottolineato la responsabilità individuale di ciascuno di noi: «Tutti gli uomini sono responsabili dell’ambiente, i medici due volte, i pediatri tre volte. I bambini sono molto più sensibili, dal preconcepimento, fino ai due anni almeno. Tutto il nostro ecosistema è contaminato da queste sostanze xenobiotiche (che non appartengono agli uomini): l’importante è capire le correlazioni tra queste e gli uomini. La prevenzione primaria principale nasce dal singolo individuo che deve evitare i fenomeni che fanno male, ma il medico deve aiutarli a ritrovarli. I medici devono essere in grado di dialogare con la politica affinché le scelte salutistiche entrino nell’agenda di un sindaco. Perché i sindaci si devono occupare di salute? La salute comprende anche lo stato di benessere fisico, psichico e sociale dell’individuo. La vita si è allungata e questo ha creato uno sconvolgimento nelle città e anche nei comuni: ci si interfaccia sempre di più con una popolazione anziana. Il profilo della città deve essere fatto anche dai cittadini che devono contribuire controllandosi, facendo prevenzione, perché questo sarà indispensabile per fare scelte politiche oculate. Ogni progetto, quindi, deve essere un progetto di comunità: fate di ogni azione una attività che riguardi tutte le fasce d’età della città. La raccolta differenziata, la mobilità sostenibile, il piano energetico, se non sono condivisi dai cittadini, falliremo come amministratori».
A concludere è stato il presidente del consiglio regionale Loizzo, soffermandosi sullo stato dei lavori, in Puglia, in tema di ambiente e salute: «Siamo passati nel giro di pochi anni in Puglia da “tutto in discarica” alla raccolta porta-a-porta e c’è voluta una campagna di informazione e formazione importante. Attraverso campagne di sensibilizzazione e repressione stiamo provando a cambiare una mentalità sbagliata e irresponsabile, specie per quanti buttavano centinaia di rifiuti nelle nostre campagne. Stiamo avanzando nel diritto alla salute, soprattutto attraverso la prevenzione che ci aiuta a risparmiare nella spesa pubblica. Gli screening stanno andando a regime, combattendo anche le patologie oncologiche in maniera efficace. C’è un senso comune che dice che la sanità è allo sfascio: in Italia abbiamo, invece, un sistema sanitario tra i più avanzati. È vero abbiamo tante inadempienze, specie nelle liste d’attesa, ma stiamo cercando di portare qualche elemento di rasserenamento in questo ambito. Abbiamo 800 milioni di euro e 15mila operatori in meno nella sanità rispetto all’Emilia Romagna, per esempio. Ma abbiamo costituito la rete oncologica ed ematologica di Bari di straordinario valore, con prassi di cura uniche in Italia. Anche sui rischi idrogeologici regionali – che partono da Foggia e finiscono a Castellaneta – provocando danni enormi e morti, bisogna battersi per fare interventi radicali, che creerebbero anche occupazione. Situazione analoga anche per gli istituti scolastici. Spero nella grande mobilitazione dei giovani che produrrà grandi risultati, così come è stato il ’68 per noi. Le lotte determinano nuovi diritti sulle politiche sociali».