Alla storia che vi raccontiamo questa prima domenica di settembre si attaglia soltanto un aggettivo. Incredibile. Perché davvero sembra irrealistica, uscita dalle migliori sceneggiature di ottime case di produzioni cinematografiche americane. Perché, solamente nell’ascoltarla, ti mette in bocca più di un sorriso. E perché, se te ce la dovessero raccontare, prenderemmo per fuori di testa il narratore. Ma, è una vicenda che ha rifatto breccia e capolino negli ultimi anni, visto che gli studi fatti sugli extraterrestri hanno fatto un notevole passo in avanti, e gli umani forse sono più maturi nell’affrontare certi discorsi.
Siamo in Italia, allora. Metà anni ’50. Scoppia il “Caso Amicizia”. A Pescara, per quasi 20 anni, un gruppo di alieni avrebbe contattato direttamente un insospettato numero di persone. Dire contattato, però, sarebbe riduttivo, perché gli umani sarebbero stati portati nelle loro basi e persino a bordo degli UFO.
A rendere frizzante tutto questo sarebbero alcuni aspetti.
Il primo è che gli umani coinvolti erano di alto livello sociale e culturale, e avevano persino un leader: Bruno Salmaciccia.
Il secondo è che questi extraterrestri erano quasi identici a noi a parte le misure che variavano (anche se in realtà c’erano altre razze ma più o meno simili fra loro), c’erano esseri che arrivavano ad un’altezza di 3,50 m, e avevano mani più lunghe delle nostre. Molti di loro parlavano parecchie lingue terrestri, alcuni sapevano anche i dialetti, ed erano esseri molto intelligenti.
Secondo alcune testimonianze, le persone entrate in contatto con questi “ospiti” sarebbero state oltre 150. Gli incontri, numerosissimi, sarebbero durati dal 1956 al 1978. Gli umani soprannominarono la comunità aliena “W56”, acronimo di “viva il ‘56”, in riferimento all’anno in cui sarebbe iniziato tutto. Il vero nome dei questi è Akrij, in sanscrito “i Saggi”.
Questa storia (o leggenda?) a seconda dei punti di vista, è rimasta sconosciuta fino al 2007, quando è pubblicato il libro “Contattismi di Massa” di Stefano Breccia, uno del gruppo e un professore di italiano. Da allora si è assistito a un crescendo di attenzione non solo tra gli studiosi ma anche tra il grande pubblico, e quella della W56 è diventato uno dei più grandi casi dell’ufologia mondiale.
Ma cosa volevano questi extraterrestri? Gli Alieni o Amici definiscono se stessi come non appartenenti al mondo dello Spirito, ma come coloro che “vengono subito dopo il mondo dello Spirito”. Oppure, si autodefiniscono come i “preannunciatori del mondo dello Spirito”. Essi si pongono insomma come intermedi fra noi e il mondo dello Spirito, e volevano creare un mondo fatto di completa fratellanza e amicizia.
Il volume di Breccia spiega origine, evoluzione e fine del “W56”. Che è stata nefasta, a quanto pare. Molta gente terrestre che si è voluta unire al gruppo di Bruno Salmaciccia ha creato più di qualche problema, alcuni sono impazziti, altri hanno sono diventati traditori. Tutte situazioni insostenibili per gli alieni, costretti a tornarsene a casa.
Dopo 20 anni di “amicizia” con i terrestri.