Due ospiti illustri hanno visitato, due giorni fa, la nostra città. Ospiti, venuti dalla Croazia, per un convegno internazionale a Turi e che, per l’occasione, hanno voluto vedere con i propri occhi la nostra Concattedrale, quell’esempio di romanico pugliese che tanto hanno studiato. Si tratta del professor Nikola Jakšic, storico dell’arte, professore emerito, docente d’arte paleocristiana e medievale presso l’Università di Zara, e di Miljenko Domijan, preside del consiglio nazionale per i beni culturali della Repubblica della Croazia, conservatore generale in Croazia, già sottosegretario di stato ai beni culturali.
Il primo è anche fondatore e membro del Comitato Editoriale della rivista “Hortus artium medievalium”, considerata oggi la pubblicazione più autorevole sull’arte medievale in Europa, ha curato l’edizione dei quattro volumi del Patrimonio artistico della Diocesi di Zara e ha pubblicato, sul tema, oltre cento articoli in croato, inglese e italiano, oltre ad aver scritto libri spiccano quelli sull’oreficeria sacra a Zara e sulla scultura medievale della città croata. È stato Sottosegretario di Stato ai Beni Culturali durante la guerra in Croazia (1991?1995) e ha curato diversi progetti nazionali e internazionali di importanti mostre, tra Italia, Francia e Croazia.
Il secondo, invece, ha diretto per molti anni la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Zara, divenendo, appunto, Conservatore Generale in Croazia. Già Sottosegretario di Stato ai Beni Culturali, ha diretto numerose opere di conservazione e restauro di beni culturali, in particolar modo di quelli architettonici, come la complessa opera di restauro della cattedrale di Arbe (Rab), per cui ha ricevuto il Premio dell’Unione Europea “Europa Nostra”. È particolarmente notevole il suo impegno nella conservazione e restauro del patrimonio culturale durante e dopo la guerra in Croazia (1991?1995), ed è stato preside della commissione dell’Unesco per le opere di restauro di Dubrovnik dopo l’ultimo conflitto.
Sono stati tra i relatori dell’importante convegno “Le rotte adriatiche della santità. Il Culto di Sant’Oronzo Vescovo, tra la Puglia e la Dalmazia”, tenutosi sabato sera nel Palazzo Marchesale di Turi. Ma prima dell’importante appuntamento hanno voluto visitare uno dei maggiori esempi di romanico pugliese. Accompagnati da Stefano De Carolis, carabiniere, studioso di storia e arte, attivo nella tutela del patrimonio storico artistico, e da don Giovanni Amodio, Arciprete della Chiesa Madre di Turi, i due hanno visitato, dopo averla studiato a lungo, la Concattedrale, oltre, ovviamente, al centro storico cittadino.
«Questo è un esempio più ricco di arte romanico-pugliese, rispetto a Bari» sottolinea il professor Jakšic, che ricorda, sotto alcuni aspetti, una delle chiese della città di Dubrovnik: «Questo significa che lo scultore che l’ha realizzata si è ispirato al romanico pugliese e, in particolare, a questa chiesa».
Le due sponde dell’Adriatico, storicamente, hanno sempre dialogato tra loro, come spiega Domijan: «Tanti storici parlano del romanico di questa regione come del più autentico esempio di arte romanica, grazie alle influenze di bizantini, arabi e svevi. E, grazie all’attività e ai contatti tra i vari ordini religiosi, come i benedettini, le influenza si sono poi estese anche in Dalmazia. Segno di un mare che unisce e non divide».
E, del resto, l’influenza reciproca tra le due sponde del Mar Adriatico è anche alla base della presenza di reliquiari di santi provenienti dalla Puglia nella regione dell’ex Jugoslavia (oggetto di studio nel convegno di Turi), segno di un culto che, grazie agli scambi reciproci, si è esteso in quelle terre.