Le elezioni europee? Forse non sono ancora terminate, nonostante si sia votato quasi tre mesi fa. Un colpo di scena, infatti, potrebbe arrivare tra meno di 60 giorni. Il 15 ottobre. Il giorno in cui si valuterà se la legge italiana che elegge i nostri parlamentari al Parlamento europeo sia illegittima o meno. Soprattutto per un aspetto: quello dello sbarramento al 4 per cento. E, incredibilmente, il nostro sindaco potrebbe tornare in ballo.
La legge elettorale di Casa nostra. Tutto parte da lei, allora. Dalla nostra legge elettorale. Che risale al 1979 – anno delle prime consultazioni europee – ma che chiaramente negli anni ha avuto qualche modifica. È la più vecchia ancora vigente in Italia. Si vota con un proporzionale puro, e la soglia di sbarramento per i partiti è al 4 per cento. Lo Stivale è diviso in cinque circoscrizioni elettorali (Nord occidentale, Nord orientale, Centro, Mezzogiorno, isole), ognuna delle quali elegge un numero di europarlamentari proporzionale al numero di abitanti di ogni circoscrizione. In 26 dei 28 Paesi membri – le eccezioni sono Malta e Irlanda – si vota con il proporzionale, ma la differenza sta proprio nello sbarramento, presente in alcune realtà (vedi la Francia, dove è al 5 per cento) e assente in altre (leggasi Germania). Ed è su questo aspetto che si gioca qualcosa che potrebbe essere clamoroso.
Il ricorso di +Europa, Animalisti e Comunisti. Nelle scorse settimane, allora, è stato infatti impugnato davanti al Tar del Lazio il verbale di proclamazione degli eletti, limitatamente ai seggi aggiuntivi per l’Italia dopo il completamento della Brexit.
A depositare il ricorso, per conto di “+Europa”, Partito comunista e quello animalista, è stato l’avvocato Felice Besostri, insieme agli avvocati Giuseppe Sarno, Francesco Versace, Enzo Paolini, del gruppo Avvocati Antitalikum, in passato segnalatosi per aver fatto annullare con sentenza il famigerato Italicum.
L’idea dei soggetti in questione, infatti, è una e abbastanza semplice. La soglia di sbarramento sarebbe assolutamente illegittima, perché contraria – a loro dire – al trattato di Lisbona, l’ultimo approvato dall’Unione europea, che ha cambiato un po’ le carte in tavola rispetto al passato. In primis la natura stessa del Parlamento europeo, che non rappresenta più “i popoli degli Stati associati nella Comunità europea” bensì “direttamente i cittadini dell’Unione europea“.
Una differenza – secondo gli avvocati – non di poco conto, e su cui non si dovrebbe far finta di nulla.
La palla adesso è nelle mani della seconda sezione bis del Tar del Lazio, che dovrà valutare l’istanza presentata dalle tre liste, e decidere anche se porre la pregiudiziale alla Corte di Giustizia europea.
Abbaticchio torna in corsa? Qualora l’esito del ricorso fosse favorevole (quindi accolto), l’Italia avrebbe tre seggi in più al Parlamento di Bruxelles, uno per ogni lista. Ed ecco, allora che – al netto di tutti i conteggi da fare, capire quale rappresentante di circoscrizione dovrebbe scattare, ricorsi e controricorsi che saranno presentati – il nostro sindaco Michele Abbaticchio, candidato con la lista “+Europa”, (fermatasi al 3,2 per cento delle preferenze, ndr) potrebbe tornare prepotentemente e clamorosamente in corsa. Il nostro primo cittadino è stato il secondo più suffragato dell’intero gruppo politico, ma il più votato della sua lista, “Italia in Comune” e nella propria area di riferimento, quella del Sud.
Lui, però, non sembra pensarci troppo. “Onestamente – sottolinea – per me la questione si è chiusa il 26 maggio. La mia concentrazione è soltanto su Bitonto”.