Nell’ambito della “Bitonto Estate” e del progetto promozione della lettura “Bitonto città che legge”, la libreria Hamelin ha raccolto giovani appassionati del fumetto e del mondo del giornalismo all’interno della Biblioteca comunale “E. Rogadeo”.
Domenico Sicolo, illustratore, fumettista e presidente dell’Hamelin Cartoon Studio, ha incontrato, lo scorso giovedì, Gian Marco De Francisco e Ilaria Ferramosca per dialogare sulla fruizione italiana del graphic journalism e di quanto come genere narrativo sia adatto a raccontare la realtà, anche toccando temi scottanti della cronaca.
Il graphic journalism, anche definito “fumetto di realtà”, “fumetto di impegno civile” o “cronaca a fumetti”, è diventato oggi un vero e proprio fenomeno editoriale. Si tratta di un genere narrativo alternativo che, non prescindendo dallo studio e dalla puntuale ricerca giornalistica, rimette in circolo, nella forma del fumetto, vicende e fatti di cronaca che hanno segnato la nostra storia recente.
«È uno strumento che può essere utilizzato nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi –ha spiegato l’architetto e fumettista Gian Marco, fondatore della scuola pugliese Grafite-, attraverso un linguaggio agile e immediato. Bisogna sdoganare l’idea esclusivamente italiana che il genere del fumetto sia infantile. Sebbene sia di facile fruizione, la produzione è piuttosto difficile».
«Richiede tempi lunghi, un lavoro molto meticoloso di confronto delle fonti, fase in cui si possono fare diverse scoperte – ha aggiunto la sceneggiatrice e scrittrice Ilaria-, e di interviste che ti permettono di avere un approccio diverso con il reale, più umano. La scintilla dalla quale nascono le nostre pubblicazioni, personalmente, scatta da questo modus operandi e dalla mia curiosità».
Disquisendo sulle pubblicazioni dei due esperti, da “I casi di stalking” a “I ragazzi di scorta” o “Charlotte Salomon”, si è evinto che il graphic journalism prima di avere un fine educativo debba suscitare emozioni, domande, la volontà di cercare le risposte, la verità.
In virtù di questo e «per onestà intellettuale cerchiamo di non romanzare le storie, potendo il pubblico di questo genere narrativo soffermarsi maggiormente sull’immagine che fa risaltare particolari diversi rispetto alla scrittura ad esempio. Tra i nostri mezzi di documentazione c’è la televisione. Inoltre, in Italia ci sono alcuni fumettisti che hanno mantenuto l’influenza americana della linea descrittiva, altri una intimistica. Basti pensare al fumetto su Peppino Impastato».
«Credo che per raccontare sia importante vivere e sapersi guardare attorno –ha concluso la scrittrice Ilaria-. È importante soffermarsi sulla realtà, la gente e il suo bisogno di attenzione che spesso la porta ad agire al limite del confine tra il bene e il male come ho scritto in “I casi di stalking”. È questo per me il graphic journalism».
Bitonto ha dimostrato di avere una particolare attenzione alla fruizione del genere narrativo del fumetto. Proprio nella Biblioteca comunale vi è un settore specifico, ad esempio.