Quando sentiamo l’espressione “movimento operaio” viene subito in mente l’ampia tradizione socialista e comunista in materia di rappresentanza dei lavoratori. Sin dal loro avvento l’obiettivo di socialisti e comunisti è stato quello di rappresentare e affiancare, nella lotta per l’elevazione e l’emancipazione, le classi lavoratrici, i contadini e gli operai, non a caso rappresentati nel celebre simbolo del socialismo, la falce (contadini) e il martello (operai).
Ma storicamente è esistito, ed esiste, anche un movimento operaio cristiano che, come abbiamo visto nel precedente appuntamento della rubrica, nel ’48, con la fine dell’unità sindacale nella Cgil, ha trovato espressione nella Libera Cgil e poi nella Cisl. Vi confluirono i gruppi di ispirazione cristiana, tra cui quelli legati alla Democrazia Cristiana, e le Acli (Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiane).
Nate per volontà della Chiesa, nel giugno ’44, in occasione dell’accordo tra cattolici, comunisti e socialisti che portò al patto di unità sindacale (il patto di Roma, che sancì la Cgil unitaria), lo scopo delle Acli è stato, sin dal principio, quello di formare e assistere i lavoratori cattolici nell’ottica della dottrina sociale cristiana. Puntavano ad essere un movimento completo e specializzato, dove i lavoratori potessero trovare risposta a tutti i loro bisogni: formazione spirituale, assistenza sociale, abilitazione sindacale. Radici culturale delle Acli sono le encicliche papali “Rerum Novarum” (Leone XIII, 1891), “Singulari Quadam” (Pio IX, 1912) e “Quadragesimo Anno” (Pio XI, 1931) che sancirono la possibilità, per i lavoratori cattolici, di far parte di sindacati, purché questi fossero accompagnati da strutture che si occupassero anche di formazione spirituale e sociale, in conformità della dottrina cristiana e in alternativa alla dottrina marxista. Subito i circoli delle Acli si diffondono in tutta Italia, formando una rete capillare costituita da organismi centrali, provinciali e singole sedi sparse per tutti i paesi italiani. Una rete che si occupa anche di fornire diversi servizi, come i patronati e i circoli ricreativi.
L’unità si rompe, quindi, nel luglio ’48 quando, dopo l’attentato a Togliatti (14 luglio 1948), la Cgil organizza uno sciopero e protesta contro il governo democristiano, accusandolo dell’accaduto. Qualche giorno dopo la componente cattolica, formata dalle Acli, revoca lo sciopero rompendo definitivamente l’unità. La rottura portò, come anticipato, alla Libera Cgil, così denominata per la volontà di creare un soggetto interconfessionale che fosse libero dalle influenze politiche e partitiche. I membri delle Acli formarono, in gran parte, il nuovo sindacato e la successiva Cisl.
Nel corso degli anni le Acli attraversano diversi momenti di allontanamento dalle posizioni ufficiali della Chiesa cattolica e persino di scontro con questa e con la Democrazia Cristiana, con avvicinamento a posizioni più vicine ai socialisti. Specialmente in occasione dell’autunno caldo del ’69 e negli anni ‘70.
La storica sede delle Acli, a Bitonto, era in via Sedile, dove era la vecchia parrocchia di Sant’Egidio. Ne fece parte un giovanissimo Francesco Savino negli anni ’70, dopo essere stato educatore nel seminario per minori a Bitonto e poco prima della sua ordinazione a sacerdote.
Tutt’ora attive, oggi hanno sede in via Raffaele Pasculli.