Sin dal primo insorgere dei fenomeni della Xylella fastidiosa, è parso chiaro a tutti che le incertezze e il pressapochismo di chi avrebbe dovuto arginarne la letale diffusione nelle campagne pugliesi avrebbero messo in ginocchio la nostra agricoltura e, di conseguenza, tutta l’economia locale.
Sottovalutando la gravità dell’emergenza, numerosi sono stati i danni arrecati ai diversi comparti che dalla terra traevano e traggono linfa vitale. Per questo motivo, è stata intentata dai vivaisti italiani un’azione civile nei confronti della Regione Puglia per il risarcimento degli ingenti danni patrimoniali e di immagine subiti in conseguenza della mala gestio dell’emergenza Xylella che ha portato al blocco delle importazioni da parte dei Paesi terzi di tutto il materiale vivaistico potenzialmente sensibile al batterio assassino.
La Xylella fastidiosa, infatti, ha colpito un’estesa porzione dell’intero territorio pugliese, ma ha focolai evidenti anche nelle regioni Liguria e Toscana. Per arginare la contaminazione molti Paesi esteri hanno bloccato l’export degli ulivi e di altre varietà arboree soggette al batterio, di cui l’Italia è produttore leader. La Commissione Europea ha in corso una ispezione in Puglia per valutare l’evolversi della situazione, mentre è di pochi giorni fa la visita del Ministro dell’Agricoltura in Puglia per monitorare la situazione.
La causa civile proposta dai più autorevoli rappresentanti del vivaismo italiano entra nel vivo in seguito al deposito del decreto di archiviazione da parte della Procura di Lecce.
L’avvocato Vincenzo Acquafredda socio dello studio Trevisan & Cuonzo (ha sedi all’avanguardia a Milano, Roma, Parma e Bari) che sta curando tutto l’iter spiega la ratio del loro agire: “Abbiamo fornito al Tribunale di Lecce le conclusioni dell’indagine svolta in sede penale che a nostro avviso rappresentano un’importante conferma della nostra tesi difensiva contro la Regione Puglia ed il proprio Osservatorio Fitosanitario. Riteniamo che siano stati inefficaci tutti i provvedimenti adottati da Regione e Osservatorio soprattutto durante la prima fase della diffusione della patologia vegetale”.
“In particolare – prosegue il togato bitontino-, la nostra tesi è che non vi sia stata una reazione tempestiva all’insorgenza del fenomeno con la conseguente mancata attuazione di idonee misure per il contenimento del batterio e di una adeguata comunicazione agli operatori del settore”.
Insomma, gli avvocati hanno intenzione di andare fino in fondo, in nome di verità e giustizia.