“Le ferite vanno via, ma resta solo il 60% dell’udito all’orecchio sinistro e spero che con il tempo possa andare meglio”. È speranzoso Gianni (nome di fantasia), il 15enne di Bitonto pestato lo scorso martedì nei pressi del “braccio” di Palese da una banda di cinque coetanei, senza motivo.
Ieri sera è stato abbracciato da tanti cittadini (circa un centinaio) – di Bitonto e dei municipi di Bari – che sono giunti proprio lì, dov’è avvenuto il pestaggio per gridare un netto “No” alla violenza, al bullismo. Per gridare che siamo tutti parte di una grande famiglia, di una comunità che sta vicina, senza differenze: “Mi state dando moltissima forza – ha detto ancora il ragazzo -. Senza di voi non ce l’avrei mai fatta: siete la mia ancora d’appoggio in questo momento”.
E ha ringraziato anche gli uomini dell’arma: “Ho fiducia nei Carabinieri, stanno guardando i video delle telecamere di sorveglianza, stanno interrogando diverse persone: mi stanno rassicurando e stanno facendo di tutto per rintracciare i responsabili e li ringrazio moltissimo”.
“La scusa del razzismo nei confronti nei confronti dei bitontini non stia in piedi – ha ribadito il sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio -: è la scusa per l’ennesimo atto di violenza che ci deve preoccupare tutti in modo trasversale, indipendentemente dai luoghi in cui geograficamente si commette la violenza. Non ci sono violenze di serie A e di serie B, però c’è una grande stupidità, un grande odio, una grande intolleranza sulla quale ci dobbiamo interrogare: dobbiamo capire quali strumenti stanno ponendo in atto per prevenirla e non stancarci di rendicontarla e non stancarci di attirare l’attenzione su questi interventi. Dobbiamo parlare di dispersione scolastica, devianza minorile: questi grandi fallimenti i ragazzi li sentono su di loro e poi cercano di contrastarli cercando di dimostrare che sono più forti nella jungla della strada”.
“Non è con la violenza che si difende l’identità di una città, di un quartiere, anzi quei ragazzi hanno infangato, hanno sporcato il nome della città di Bari e quello che hanno fatto ha un nome, si chiama bullismo ed è l’atto dei vigliacchi che se la prendono con un ragazzino quando sono in tanti e poi si spaventano quando sono da soli – ha detto ancora il sindaco di Bari, Antonio Decaro –. Io spero che, non solo si vergognino per quello che hanno fatto, ma spero che i loro genitori si rendano conto non solo dell’errore dei figli, ma anche dell’errore loro perché se i ragazzi diventano così non è solo colpa dei ragazzi, ma anche della famiglia e nostra: di tutta la comunità. Non bisogna girarsi dall’altro lato: le questioni non riguardano gli altri, accadono qui da noi, riguardano noi e mi fa piacere che oggi siano venute tante persone qui, tante persone di Bari, di Bitonto, è stata una dimostrazione di affetto. Questa città è una città che accoglie, che abbraccia tutti e non chiede il certificato di residenza a nessuno”.
“Mi indigna che ci siano questi atti di violenza nei confronti dei ragazzi e sono sempre più preoccupato per il mondo complesso che lasceremo ai nostri figli – ha dichiarato il consigliere regionale Domenico Damascelli -: le istituzioni devono condannare con forza questi gravi episodi, ma devono anche mettere in atto delle azioni che servano ad insegnare i valori della convivenza civile delle giovani generazioni. Spero che chi ha visto parli, collabori con le istituzioni, affinché questi ragazzi che hanno sbagliato vengano assicurati alla giustizia e capiscano, anche scontando delle pene, quali siano gli errori commessi. Sono molto vicino alla famiglia, ai genitori e al ragazzo. E spero che questi vili atti di violenza non si verifichino mai più”.