Questa è una di quelle storie che, semplicemente a raccontarla, mette tristezza a amarezza. Soprattutto perché siamo qui a denunciarle nel 2019.
Certo, qualcuno, leggendola per intero, potrà dire che è persino a lieto fine, ma in realtà niente e nessuno, figuriamoci un risarcimento in denaro, potrà mai mettere una pezza soprattutto se si è offesi nella dignità, nell’anima e nell’orgoglio.
L’involontaria protagonista di questa storia è Aurora (nome di chiara fantasia, chiaramente), una transessuale bitontina discriminata dal e nel proprio luogo di lavoro proprio perché tale. Già, avete letto bene. Non si accettava che lei, nata uomo, avesse cambiato identità sessuale abbracciando un intenso percorso personale. Grazie ad Arcigay Bari, però, è riuscita a ricevere un risarcimento in denaro. Ma è soltanto una vittoria parziale.
La giovane, racconta proprio Arcigay, era impiegata in una nota sala ricevimenti del barese “a nero come lavapiatti” Un giorno decide di recarsi a lavoro con uno smalto rosa. Non l’aveva nemmeno sfiorata il pensiero che a qualcuno potesse dare fastidio. Tutti sapevano chi lei fosse davvero, nonostante il suo percorso di transizione fosse appena cominciato. Tutti sapevano che quel corpo le stava stretto come un vecchio jeans. Eppure, da quel fatidico giorno, per Aurora la vita lavorativa è stata un incubo. Inizia a ricevere insulti e orribili commenti a bassa voce come “la sala dei ricchioni è diventata questa” oppure “quando sei entrato qui eri maschio, qui dentro devi essere un maschio, fuori fai quello che vuoi”.
La situazione, purtroppo, in una sorta di climax pericolosamente ascendente, si è fatta sempre più pesante. Un bel giorno piovono spintoni – racconta ancora Arcigay – e viene cacciata dalla sala ricevimenti durante l’orario di lavoro, derisa da tutti i colleghi e le colleghe, anche da quelli che credeva amici. Aurora, quell’ultimo giorno di lavoro, è accompagnata in macchina e suon di insulti e spintoni, e scappa in lacrime. Di lì la giovane si è rivolta ad Arcigay, e assistita dall’avvocato Mate Carvutto, è riuscita a prendere una “piccola rivincita” legale. Ma che – lo ripetiamo – non cancella le umiliazioni subite.
“Tutti hanno il diritto di difendersi” spiega Arcigay che aggiunge come sia importante portare a compimento il percorso del disegno di Legge contro l’omobitransfobia “fermo ormai da due anni in Regione Puglia, mai calendarizzato, deve essere approvato immediatamente, affinchè storie di questo tipo non accadano mai più e oggi sono invece così frequenti anche perchè non vi è una chiara legge nazionale che tuteli realmente la comunità LGBTQI da tutte le vessazioni che è costretta quotidianamente a subire”.