In Italia il caporalato è ancora presente in maniera importante: gli ultimi dati presentati dall’Ispettorato del Lavoro confermano, purtroppo, un trend consolidato delle irregolarità sul ‘fronte caporalato’ in agricoltura. Così interviene il Segretario Generale Uila Puglia, Pietro Buongiorno: “Il lavoro nero si conferma la vera piaga dell’agricoltura pugliese. In Puglia il tasso di irregolarità accertate in agricoltura nel corso del 2018 si è attestato al 49,61% e se è anche vero che si attesta sotto la media nazionale (54% di irregolarità in agricoltura) non c’è da rallegrarsi. Le 817 pratiche ‘illegali’ analizzate in Puglia hanno riguardato 1.060 lavoratori cui si riferiscono le violazioni accertate. Ben 689 di questi 1.060 dipendenti agricoli, lavoravano senza un regolare contratto: ciò vuol dire che il 64% dei lavoratori non in regola offrivano la prestazione ‘a nero’. Il lavoro nero, nonostante gli interventi legislativi, è ancora una prassi consolidata che, purtroppo, continua a crescere nel comparto agricolo”.
Lavoro nero e clandestinità spesso vanno a braccetto. “Un altro dato altrettanto allarmante – continua Buongiorno- è la concentrazione dei lavoratori extracomunitari clandestini nei diversi settori pugliesi: su 27 lavoratori privi di regolare permesso di soggiorno ben 20 erano impiegati in agricoltura, siamo oltre il 75%. Sono cifre in linea col dato nazionale: dei 1.474 lavoratori interessati dalle operazioni di contrasto al caporalato, circa il 46% sono risultati in nero (673) e circa il 74% impiegati nel settore agricolo (496). Di questi lavoratori in nero vittime di sfruttamento 157 sono gli stranieri privi di regolare permesso di soggiorno, 130 solo in agricoltura (in tutta Italia). Se quindi sono 130 i lavoratori clandestini censiti in Italia, ben 20 erano impiegati nel settore agricolo pugliese: il 15%! Sono dati che non riflettono il fenomeno caporalato, che ha dimensioni a nostro avviso ben più ampie e che non trovano riscontro negli accertamenti, ma che comunque parlano di una concentrazione delle irregolarità in alcuni comparti”.
Il Segretario Generale della Uila Puglia, torna quindi sulle dichiarazioni del Ministro del Lavoro, Di Maio che di recente a Foggia ha annunciato un tavolo per ridiscutere la legge sul caporalato per verificare se (e come) colpisce le aziende irregolari e quanto ostacola le ditte regolari.
“Non dobbiamo abbassare la guardia: lavoro nero e caporalato sono due facce della stessa medaglia. Senza una interpretazione chiara dei numeri non potremo mai comprendere realmente la dimensione del fenomeno. Il nodo resta l’intermediazione del lavoro, che porta con sé tutti gli altri problemi. Sicurezza sul lavoro, trasporto, igiene e tutela della salute, integrazione sociale e sicurezza abitativa sono intrinsecamente legate alla regolarità contrattuale, ma se non c’è il riconoscimento del permesso di soggiorno torniamo a parlare del nulla. Purtroppo i caporali sono le uniche figure cui si possono rivolgere. Bisogna quindi tagliare il filo che lega quest’ultimi agli imprenditori disonesti. La legge che contrasta il caporalato va innanzitutto applicata nella sua interezza, inserendo, al contempo, un meccanismo di premialità per le aziende che rispettano la legge e i contratti”.