Con l’ultimo appuntamento della rubrica, abbiamo concluso la rassegna dei partiti (quelli principali, ovviamente) che, sin dall’inizio dell’Italia repubblicana, si sfidavano nel panorama politico nato dal dopoguerra. Una sfida a suon di consensi per conquistare il potere politico nei vari livelli dell’azione amministrativa, dal livello nazionale a quello più strettamente territoriale, rappresentato dai Comuni, passando per Province e Regioni.
Il sistema politico italiano nato dal referendum del ’46 e dall’Assemblea Costituente è una democrazia rappresentativa e una repubblica parlamentare caratterizzata da un bicameralismo perfetto. Perfezione da intendersi, ovviamente, come equivalenza, nei ruoli, delle due camere che fungono da assemblee legislative e che esercitano il potere legislativo: la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica.
Queste due camere esercitano, con le stesse mansioni assegnate dalla Costituzione, l’iniziativa legislativa che deve essere approvata a maggioranza da ciascuna di esse, pena il rigetto di essa.
L’elezione dei membri delle due assemblee, fino ai primi anni ’90, avveniva con il sistema elettorale proporzionale stabilito nel decreto legislativo luogotenenziale 74 del 10 marzo 1946, pensato per nominare i componenti dell’Assemblea Costituente, ma poi introdotto, nel ‘48 per eleggere anche quelli di Camera e Senato. Temporaneamente modificata dalla cosiddetta “legge truffa” del ’53, la normativa tornò nella sua forma originaria e, nel ’57 divenne legge definitiva con la sistemazione nel Testo Unico n.361.
Per quanto riguarda la Camera dei Deputati, dividendo il territorio italiano in 32 circoscrizioni plurinominali, il sistema elettorale assegnava, ad ognuna di esse, un numero di seggi variabili a seconda della popolazione. Seggi da distribuirsi proporzionalmente, in base al numero di consensi ottenuti dai partiti che, in ognuna delle circoscrizioni, presentavano una lista di candidati. Erano eletti i candidati che, in ogni lista, avessero ottenuto il maggior numero di preferenze da parte degli elettori, che potevano votare per un massimo di quattro candidati (limite poi sceso negli anni). Per accedere alla ripartizione dei seggi, i partiti dovevano conseguire almeno 300mila voti validi.
Già durante il Regno d’Italia, Bitonto aveva avuto i suoi rappresentanti nella Camera dei Deputati, tra cui, ricordiamo, Giuseppe Laudisi (1897-1900) e Domenico Cioffrese (1913-1919). Nella Repubblica Italiana, primo bitontino ad arrivare a Palazzo Montecitorio (sede della Camera) fu, invece, Italo Giulio Caiati, di cui abbiamo già parlato a proposito del suo ruolo nell’Assemblea Costituente. Fu parlamentare per ben otto legislature, dalla prima, che iniziò nel ’48, all’ottava, esercitando la carica parlamentare dal ’46 all’83 (nonostante diverse interruzioni dovute ad altri incarichi istituzionali).
Con le elezioni del ’53 entrò a Montecitorio anche un altro concittadino, sempre dalle fila della Democrazia Cristiana, come per Caiati. Si tratta di Michele De Capua, che fu eletto per tre volte, ricoprendo anche varie cariche ai ministeri di Agricoltura, Istruzione e Poste e Telecomunicazioni.
Nel ’68 entra nella Camera dei Deputati un altro esponente bitontino della Democrazia Cristiana, Arcangelo Lobianco, che rimase per ben sette legislature, fino al 1992. Autore di diversi libri e saggi ed ex presidente della Coldiretti, fu anche sottosegretario al ministero dell’Agricoltura in quattro governi.
Sempre per la Dc, dal ’79 al ’94, fu deputato Giuseppe Degennaro. Dal ’96 al 2001, fu deputato per il gruppo parlamentare dell’Ulivo Giuseppe Rossiello, storico esponente del Partito Comunista Italiano, poi approdato nel Pds e poi nei Ds, mentre, nel ’94, una brevissima esperienza a Montecitorio la fece anche l’ex missino Cettino Trotta, prima di essere sostituito da Nichi Vendola dopo un riconteggio dei voti.
Passiamo agli anni più recenti, ricordando Gaetano Piepoli, che nel 2013 fu eletto con Scelta Civica con Monti, Francesco Cariello, parlamentare dal 2013 al 2018 per il Movimento 5 Stelle e Francesca Anna Ruggiero, che attualmente ricopre la stessa carica sempre per il movimento fondato da Beppe Grillo.
Dal 2008 nella Camera dei Deputati, tra le fila di Forza Italia, è anche Francesco Paolo Sisto, barese di nascita, ma proveniente da famiglia bitontina.