La classica candidatura dal basso, quindi voluta dagli altri più che cercata.
Una missione quasi impossibile, soprattutto vista la caratura della competizione elettorale.
Ma anche idee chiare se, per caso, questa missione dovesse sorridergli e portarlo a sedersi tra i banchi di Bruxelles, e del Parlamento europeo. Rendere questa Unione europea meno referenziale rispetto a quella che è adesso. Più vicina alle esigenze dei cittadini, soprattutto quella dei Comuni e degli enti locali.
Dopo aver rotto ufficialmente il ghiaccio – ma in realtà che si sarebbe presentato lo sapevamo tutti già da mesi (clicca qui per leggere articolo https://bit.ly/2GiEa7e), – il sindaco Michele Abbaticchio ha spiegato, nelle ultime ore, con un post su Facebook, i perché di mettersi in gioco in questa difficile ma al tempo stesso affascinante avventura, forse la meno semplice della sua carriera politica, sapendo benissimo che non ha nulla da perdere.
E con cui ha chiesto, senza infingimenti, il supporto della sua comunità.
Perché è chiaro che per trasformare il sogno in realtà deve essere Bitonto la prima ad appoggiarlo. In pieno.
“”Italia in Comune” con la sua rete di sindaci, amministratori locali, ragazzi e ragazze in Italia ha chiesto in assemblea regionale la mia candidatura per le elezioni europee. È chiaro che parliamo di una possibile elezione di un solo eurodeputato in tutto il Mezzogiorno nella lista (molto complesso) ma è altrettanto chiaro che chiedono al vostro primo cittadino perché ritengono che, in questo momento, la nostra comunità possa esprimere il messaggio più forte possibile mediante il proprio sindaco. Non accadeva a questi livelli a un bitontino da quasi 20 anni. Il messaggio è semplice: vorremmo chiedere all’Europa di trasformare il suo io, finalmente, in NOI.
Vorremmo che tornasse a misura dei nostri Comuni, annullando le distanze che ci hanno separato dalle sue opportunità, dalle sue visioni, dai suoi finanziamenti diretti per il nostro ambiente e la nostra cultura.
Ho lavorato lì a 21 anni, con mio nonno, dopo che lui stesso fondò negli anni ’70 il Centro studi Comunità europee con Aldo Moro e Pasquale Satalino.
E oggi, innegabilmente, vorrei portare tra noi tutto quello che il sogno chiamato Europa ci spinse a mettere da parte: barricate, ostacoli, monete diverse.
Cosi come vorrei portare le nostre ragioni, le tutele per la tipicità e la qualità del nostro prodotto agroalimentare, la politica urbanistica mirata alle risorse energetiche rinnovabili.
Appunto, vorrei portare un po’ di Noi sentendomi, ancora una volta, ponte.
Un ponte per Bitonto e per tutte le comunità che mi hanno espresso fiducia trasformando tutto in valore.
Se pensate che la logica del servizio al Bene Comune sia anche partecipazione, collaborazione tra territori, centralità del nostro territorio in un progetto più grande dei nostri stessi confini, vi prego di darmi un cenno. Ho bisogno di voi questa volta, del vostro parere. E non solo sui social network.
Da bitontino a bitontino, servo di molti occhi e di tanta voglia di far bene”.