Concludiamo, per il momento, la rassegna degli storici partiti della Prima Repubblica, con il partito che, più di tutti, diverrà famoso per l’impegno nelle campagne referendarie degli anni ’70 e, ancora prima, sin dalla sua nascita, per la promozione dei diritti civili: parliamo del Partito Radicale.
Il Partito Radicale dei Liberali e Democratici Italiani (poi diventato semplicemente Partito Radicale) nacque nel ’55 da una scissione dal Partito Liberale Italiano, si propose, sin dal suo atto costitutivo di dare piena attuazione alla Costituzione, favorendo la realizzazione di uno stato di diritto che garantisse i diritti civili. Nei suoi primi anni, di vita, trovò i suoi riferimenti culturali nel settimanale “Il Mondo” fondato nel ’49 a Gianni Mazzocchi e diretto da Mario Pannunzio. Attorno al periodico, gli “Amici del Mondo”, un gruppo di intellettuali provenienti dall’area socialista, liberale ed azionista.
Insieme a quelli già citati negli appuntamenti precedenti, il Partito Radicale si può considerare tra le prime forme di critica alla partitocrazia nell’Italia Repubblicana, dato che si fece promotore di una visione molto antipartitocratica in contrapposizione sia alla Democrazia Cristiana, sia al Partito Comunista. Anzi, rientra anche a fatica nella definizione di partito vero e proprio, anche perché, nella sua storia, per evitare le spinte partitocratiche che venivano dal proprio interno, abbandonò l’iniziale struttura organizzativa di stampo socialista-liberale, dandosi un modello libertario e antigerarchico che prevedeva congressi annuali per rinnovare gli organi statutari e decidere l’indirizzo politico. I radicali si impegnarono anche a garantire libertà di iscrizione e divieto di espulsione per tutti, anche in caso di iscrizione ad un altro partito. Fu, infatti, l’unica forza politica ad accettare che i propri iscritti potessero avere una doppia tessera.
Di vocazione libertaria, identificandosi con la carismatica figura di Marco Pannella, i radicali, infatti, accusarono i partiti di massa di continuità con il corporativismo fascista, tesi già sostenuta, qualche anno prima, dal Fronte dell’Uomo Qualunque.
Fu caratterizzato da una visione fortemente europeistica, liberale e anticlericale. Tra i primi temi che lo videro impegnato, ci fu la revisione dei Patti Lateranensi, i trattati tra stato italiano e Città del Vaticano, stipulati nel ’29. Ma la proposta di referendum abrogativo, andò incontro, nel 1978, ad una bocciatura della Corte Costituzionale, in quanto, trattandosi di accordi internazionali, l’argomento non potrebbe essere oggetto di referendum.
Si fece, inoltre, promotore di campagne femministe, antimilitariste e a favore dell’obiezione di coscienza, antiproibizioniste, per la legalizzazione delle droghe leggere, oltre a campagne sulla giustizia.
Le campagne referendarie in favore dell’aborto e del divorzio, che videro protagonista anche un’altra storica esponente radicale, Emma Bonino, si rivelarono i più grandi successi, dando visibilità e maggior successo, per un partito che, per tutta la sua storia, è stato sempre molto marginale in termini di consensi, sia a livello nazionale che a livello locale.
Altro cavallo di battaglia fu l’avversione al finanziamento pubblico ai partiti, logica conseguenza dell’antipartitismo radicale, che porterà al referendum abrogativo del ’78, primo tentativo di abolizione, non andato a buon fine (come invece fu per il secondo tentativo, nel ’93, in piena crisi dei partiti).
Tuttavia, non potendo, per legge, rinunciare ai finanziamenti, li utilizzarono per varie iniziative, tra cui la fondazione dell’ancora esistente Radio Radicale, nata tra la fine del 1975 e l’inizio del 1976 dall’idea di un gruppo di militanti radicali, dopo la liberalizzazione delle trasmissioni radiotelevisive.
Radio Radicale è da sempre impegnata nella pubblicità delle istituzioni, per garantire l’accessibilità ai cittadini, attraverso un modello di informazione politica caratterizzato da trasmissione integrale degli eventi politici ed eliminazione della mediazione giornalistica. Il suo palinsesto ruota infatti intorno ai lavori del Parlamento, anche perchè la radio è obbligata dalla convenzione con il ministero delle Comunicazioni a trasmettere, durante l’anno, almeno il 60% delle sedute delle due Camere, nella fascia oraria che va dalle 8 alle 20.
Radio Radicale introdusse in Italia un modello di informazione politica totalmente nuovo, eliminando, come già accennato, la mediazione giornalistica. Come nuovi furono anche i metodi di lotta politica del Partito Radicale, caratterizzati da un massiccio uso dell’ostruzionismo per denunciare la crisi, l’inefficienza e il consociativismo del Parlamento e della partitocrazia, specialmente durante gli anni ’70. O lo sciopero della fame, praticato spesso da Pannella, come forma di protesta e di rivendicazione di determinate istanze. L’attività politica radicale fu inoltre caratterizzata da una forte promozione dello strumento del referendum, previsto, in determinate forme, dalla costituzione, ma fino al ’74, inutilizzato.
Nell’88, decise autonomamente di sciogliersi e non partecipare più a competizioni elettorali con il suo nome, confluendo nell’organizzazione denominata “Partito Radicale Transnazionale. I suoi esponenti tuttavia, più volte si sono presentati alle elezioni successive, sotto diverse liste elettorali, come ad esempio la Lista Pannella e la Lista Bonino.
Come abbiamo già accennato, il Partito Radicale, per tutta la sua storia, ha sempre avuto un ruolo marginale, in termini strettamente elettorali. Anche a Bitonto, infatti, nelle elezioni politiche, mai arrivò al 2%, con un picco sul finire degli anni ’70, dopo le campagne referendarie. Al suo primo appuntamento, nel ’58, elettorale si presentò in lista insieme al Partito Repubblicano, sostenendo nel collegio che comprendeva Bitonto, il repubblicano Michele Cifarelli, politico meridionalista barese che fu anche attivista antifascista e animatore di Radio Bari, nel ’43. Per tutti gli anni, ’60, invece, Il Partito Radicale non si presentò proprio alle elezioni, tornando a competere solo nel ’76.