La Direzione Investigativa Antimafia ha pubblicato la semestrale “mappa della mafia” relativa al semestre gennaio – giugno 2018.
Una mappa ormai consolidata e poco mutata nel tempo, che conferma come le attività delittuose commesse nelle città dell’hinterland barese, siano direttamente collegate alle strategie dei gruppi mafiosi operanti del capoluogo e questi, a loro volta, siano connessi all’indebolimento o al consolidamento delle consorterie cittadine.
Già le numerose indagini concluse del 2017 avevano fatto luce sul processo di “colonizzazione” della provincia da parte di alcuni clan egemoni del capoluogo, tra cui gli Strisciuglio, i Parisi ed i Misceo. Parimenti, con l’operazione “Pandora” si è avuto riscontro di come i gruppi baresi Capriati e Mercante-Diomede, legati da una storica alleanza, avessero mire espansionistiche nella provincia, puntando ad una presenza capillare sul territorio mediante la “razionale suddivisione delle attività illegali tra i vari sodali”.
A Bitonto, nonostante gli importanti risultati raggiunti dalle Forze di polizia, resta confermata la presenza di diversi gruppi criminali (i Conte, articolazione del clan Capriati, i Cipriano già costola degli Strisciuglio e collegati al clan Parisi, ed i Cassano-Di Cataldo, legato al clan Diomede) che, seppure fortemente indeboliti, conservano la propria capacità operativa. Oltre ai suddetti gruppi, ve ne sono di “minori”, tra cui quello legato ai Telegrafo di Bari, nato da una frattura interna al clan Conte, per il controllo delle piazze di spaccio.
Ne sono prova sia alcuni episodi violenti avvenuti, sia i continui sequestri di armi e stupefacenti, oltre ai rinvenimenti di telecamere professionali, installate abusivamente per proteggere interi quartieri dalle incursioni di cosche rivali e dalle operazioni di contrasto delle Forze di Polizia. In particolare, dalle indagini svolte a seguito dell’omicidio Tarantino (il 30 dicembre 2017), vittima dell’azione di fuoco ascrivibile al conflitto armato tra i Conte ed i Cipriano, Polizia e Carabinieri hanno dato esecuzione a misure cautelari, nei confronti di 9 soggetti appartenenti ai menzionati clan. L’inchiesta, che si è avvalsa dei contributi informativi forniti da quattro nuovi collaboratori di giustizia, ha consentito di documentare come le ostilità tra i due sodalizi, da tempo in lotta per il predominio nelle attività di spaccio, siano riprese nell’autunno del 2017, a seguito del transito di alcuni soggetti del gruppo Cipriano nell’avverso clan Conte, con l’incarico di aprire una nuova piazza di spaccio (denominata «del ponte»), all’interno del centro storico di Bitonto, così da sottrarre al clan Cipriano il dominio del mercato degli stupefacenti. Ciò ha dato il via, dal settembre 2017, ad una serie di aggressioni reciproche, culminate nello scontro a fuoco presso l’arco di Porta Robustina («piazza di spaccio» dei Cipriano), luogo dell’omicidio dell’anziana donna.
Come per la città di Bari, anche in provincia gli interessi delle consorterie convergono verso la gestione del mercato degli stupefacenti e delle estorsioni, che si confermano principale fonte di reddito e strumento di affermazione di potere sul territorio. Sul fronte del contrasto all’infiltrazione criminale nell’economia legale ed, in particolare, al reimpiego di capitali illeciti, si segnala l’esecuzione del decreto di sequestro preventivo operato, dalla DIA di Bari, in collaborazione con le omologhe strutture di Milano, Roma e Torino. Il provvedimento ha colpito beni mobili e immobili, rapporti finanziari e ingenti quantità di denaro contante, accumulato da un imprenditore originario della provincia di Bari, operante nel settore della somministrazione di manodopera ad aziende, a seguito di una articolata serie di reati fiscali e operazioni di riciclaggio. Il soggetto era, di fatto, il dominus di un multiforme intreccio societario operante nell’hinterland milanese, costituito da una società consortile per azioni, da società di capitale, che vi partecipavano, e da società di capitali c.d. “esterne”, tutte rappresentate legalmente e partecipate da soggetti prestanome.
L’imprenditore e numerosi suoi sodali, tra cui stretti congiunti e numerosi professionisti, realizzavano notevoli profitti illeciti, omettendo sistematicamente il versamento dell’IVA e degli oneri previdenziali e assistenziali, procedendo inoltre ad indebite compensazioni fiscali, il tutto attraverso un ingegnoso sistema di dichiarazioni infedeli. Successivamente gli illeciti proventi erano “drenati” attraverso fittizi rapporti commerciali e finanziari con aziende di comodo, create al solo fine di riciclaggio, situate nel barese e riconducibili ad un pluripregiudicato, anch’esso della provincia di Bari, già condannato per associazione di tipo mafioso e ritenuto nell’orbita del clan Parisi di Bari.
Il meccanismo fraudolento si perfezionava, infine, con la monetizzazione delle somme illecite così costituite, mediante numerosissimi prelevamenti di denaro contante, effettuati con carte elettroniche (carte paypal, bancomat, etc..) intestate a soggetti compiacenti. Sempre a Bitonto ed a Palo del Colle, i Carabinieri hanno proceduto al sequestro dei beni riconducibili ad un imprenditore (sorvegliato speciale), operante nel settore ludico-ricreativo. Il provvedimento ablativo si è fondato sull’illecita provenienza dell’ingente patrimonio, di fatto nella disponibilità dell’imprenditore contiguo alle consorterie locali, sebbene gestito attraverso l’intestazione fittizia a familiari e prestanome.