“Smart – Quale futuro per le città” non è un semplice libro. È, innanzitutto, una visione di città, anche della nostra in primis, che accomuna – con le loro divergenze, sia chiaro – l’amministrazione comunale, gli uffici e i funzionari di Palazzo Gentile, i docenti, i ricercatori, gli studenti del Politecnico di Bari. E non è un caso che ci sono le mani di tutti questi soggetti nella sua stesura.
È un manifesto, quindi, per capire cosa significa oggi progettare una città che sia smart, e cioè intelligente, sempre più a misura d’uomo, di bambino, e che deve dare risposte concrete ai bisogni di tutti.
È la convinzione che proprio per arrivare a essere “smart” – una delle parole più usate in questi anni – serve davvero il coinvolgimento di tutti. Nessuno escluso. Perché i tempi e le esigenze sono cambiate, e siamo ben distanti, per esempio, da quel periodo in cui si voleva realizzare in parcheggio in piazza Moro (e non è un caso che il libro parta da lì), e simbolo “di quel progetto che non si realizza perché manca quel pezzo di cittadinanza che le voglia fare insieme” è stata l’idea di Nicola Parisi, docente e già assessore comunale all’Urbanistica, e curatore del volume.
Volume che è stato presentato ieri pomeriggio al Torrione (a moderare Chiara Cannito), assieme alla mostra sul nuovo centro della città di Bitonto a cura del laboratorio di Progettazione degli studenti della facoltà di Architettura.
Ed è stata l’occasione utile, appunto, per parlare di presente e futuro della città dell’olio e del sollievo. In due parole: rigenerazione urbana.
L’assessore all’Urbanistica, che è pure vicesindaco, Rosa Calò, si è detto convinto che siamo in “un momento storico fondamentale a livello di pianificazione per la città, ed è anche per questo che serve il coinvolgimento di tutti, anche delle consulte e dei Comitati di quartiere. Essere smart vuol dire sopravvivere nel prossimo futuro. E noi abbiamo iniziato un lungo percorso che ci porterà ad avere un nuovo Piano urbanistico generale, una Zona artigianale nuova di zecca, e finalmente un Piano della mobilità sostenibile. E 35 milioni di euro che ridisegneranno la città.
E in tema di soldi strappati all’Unione europea per finanziare progetti, il sindaco Michele Abbaticchio ha ricordato che ci sono quei 12 milioni di euro per il famigerato “Lungolama” che darà e farà un restyling completo da piazza Caduti del terrorismo fino a piazza Castello, passando per tutto il tratto della Lama.
“Non è solo un significato estetico, ma simbolo di quello che significa fare l’agricoltura nella nostra terra”. E, poi, sempre quei finanziamenti portati a casa, “permetteranno ai ragazzi e ai giovani che hanno disegnato e sognato una città diversa, vedranno realizzati il 60-70 per cento dei loro sogni”.
Alessandro Robles, invece, giornalista nonché architetto, ha ricordato che oggi c’è davvero bisogno di una nuova figura: l’architetto sociale.