Certo, trentasei mesi sofferenze, di lotte e di umiliazioni non potranno essere cancellati facilmente. Le cicatrici rimarranno nel cuore e nell’anima di tutti, ma ieri per 13 ex dipendenti del Maria Cristina di Savoia è stato un giorno di gioia, una data da segnare sul calendario. Da ieri, infatti, l’ex personale dell’ASP ha ottenuto finalmente il ricollocamento.
Nella sede della direzione generale dell’ASL a Bari, i 13 lavoratori hanno potuto firmare il loro contratto con l’Azienda Sanitaria Locale. Da domani, prenderanno servizio all’ospedale di Bitonto/San Paolo o in altri distretti.
Si chiude così il calvario di tutti i dipendenti dell’ASL (due di loro sono stati assorbiti dal Comune di Bitonto), durato ben 3 anni. Dal 2016, infatti, nessuno ha percepito più il proprio stipendio.
La situazione, in realtà, non era rosea neanche negli anni precedenti. Nel 2015, infatti, Vito Masciale, nominato alla guida dell’ente grazie allo scacco matto dell’ex governatore pugliese Vendola e del sindaco Abbaticchio, aveva ereditato un’ASP ormai malridotta.
«Ho accettato di raccogliere la sfida lasciando il ruolo di Assessore che il Sindaco Abbaticchio mi aveva conferito nel 2012 per un incarico, totalmente gratuito, che richiederà tutto il mio impegno a conferma della mia disponibilità ad essere al servizio della collettività, poiché ritengo che solo questo deve essere lo scopo primario di chi crede nella Politica – aveva dichiarato il professore pochi giorni dopo la nomina –. Riconosco che il ruolo è oltremodo arduo per la situazione in cui versa l’Azienda per i Servizi alla Persona Maria Cristina di Savoia. Il rilancio è possibile, le potenzialità ci sono tutte, come ad esempio l’avviamento delle procedure per la trasformazione del centro ludico in asilo nido e, magari, anche nuove attività di orientamento e formazione professionale, mediante progetti inerenti l’istruzione e la formazione dei giovani. Perché, ad esempio, non riprendere il discorso del 2007 quando proprio l’Istituto Maria Cristina di Savoia fu individuato come sede del Parco Naturale Regionale Lama Balice? Una struttura specialistica completa di assistenza alla persona come il “Maria Cristina di Savoia” è indispensabile per la cittadinanza di Bitonto e dell’intera area metropolitana di Bari».
La realtà però è stata ben altra. Il declino dell’ente è stato inarrestabile e non ha giovato neanche “affittare” parte della struttura a cooperative sociali per l’accoglienza dei migranti.
L’avventura di Masciale si è conclusa il 12 novembre 2017, quando per sopravvenuti incarichi professionali, incompatibili con la sua carica, ha dovuto rassegnare le dimissioni.
Nessuna nuova nomina tecnica o politica dalla Regione, nonostante le preghiere dei dipendenti di commissariare l’ente. Al timone dell’ASP, infatti, è rimasto il consiglio di amministrazione, guidato da Grazia Scaraggi, presidente facente funzione, per altri 5 mesi.
Domenica 15 aprile 2018, infatti, il cda ha deciso di abbandonare la nave, notificando la decisione all’1 di notte. Non prima, però, di aver firmato la messa a disposizione di 16 dipendenti su 17, per eccedenza di personale. Lo stop ai servizi offerti, infatti, rendeva inutile la loro presenza.
Il provvedimento è diventato esecutivo il 16 luglio dello stesso anno, quando già era a lavoro la Task Force regionale, nata a seguito del commissariamento dell’ente.
Due giorni dopo le dimissioni del cda, il governatore della Puglia, Michele Emiliano, aveva infatti scelto il dott. Marco Preverin per risollevare le sorti del Maria Cristina.
Inutili i buoni propositi del commercialista barese, manifestati nel primo incontro con il personale: per l’ente non c’era nulla da fare. La situazione era infatti catastrofica: al 28 febbraio i debiti si attestavano a 2 milioni 116mila 569 euro e 27 centesimi, di cui oltre la metà erano debiti maturati nei confronti dei dipendenti e collaboratori, nonché verso gli istituti previdenziali, per il pagamento di retribuzioni, compensi e contributi.
Ogni lavoratore infatti vanta a tutt’oggi un credito con l’Azienda Servizi alla Persona da un minimo di 900 a oltre 30 mila euro a testa, somme per cui sono state aperte cause per recupero crediti con decreto ingiuntivo sino ad arrivare al pignoramento.
La battaglia per il pagamento delle mensilità arretrate, insomma, dovrà continuare.
Ma il 14 gennaio 2019 sarà per i lavoratori comunque una rinascita, l’inizio di una nuova vita, tanto desiderata e più volte accarezzata.
Il ricollocamento nell’Azienda Sanitaria Locale, infatti, sembrava già cosa fatta in piena estate, ma l’arresto del direttore generale dell’ASL Bari, Vito Montanaro, aveva frenato tutto.
Il neo dg Antonio Sanguedolce ha però ripreso le fila del suo predecessore. Il 29 novembre, infatti, la Task Force comunicò che l’ASL si impegnava ad assorbire i lavoratori prima di Natale, ossia dopo l’approvazione regionale del Piano dei fabbisogni. Il 21 dicembre scorso dunque Sanguedolce ha firmato la deliberazione con cui autorizzava a procedere al ricollocamento.
Un punto interrogativo rimane però sul destino della struttura dell’Istituto Maria Cristina, ormai fatiscente e bisognosa di ingenti opere di ristrutturazione.