La puntata di oggi cerca di analizzare filosoficamente la presenza della pelle, e
non vuole avere alcuna valenza altra che filosofica: quella appunto, prepostasi.
? Introduzione alla speculazione
Prima di avventurarci nell’analisi dell’argomento, preferirei effettuare una
introduzione propedeutica a quest’ultimo.
La speculazione verrà condotta nell’ambito della teoresi, ma terrei a render chiaro
come non avvenga un’elisione rispetto a probabili, ed oltretutto plausibili, risvolti
contingenti.
Suddivideremo la trattazione in quattro ambiti d’analisi: i primi tre saranno dediti alla
speculazione ad se ipsum degli argomenti trattati(pelle, enti, danno) , l’ultimo invece
convergerà le precedenti speculazioni in maniera tale da dar forma al trattato intero.
¹ Inoltre è di rilevante importanza specificare che prenderemo in considerazione il
“colpo inibito” metaforicamente parlando e non in senso fisico, quando parleremo
della pelle in quanto crisalide ed avente la funzione di difesa.
La difesa dal Danno esterno sarà quindi non una difesa da colpi fisici, non solo, ma
anche e soprattutto da colpi a livello metaforico.
? Pelle percipiente: la difesa dal Danno
Basta lo sguardo per vedere tanti esseri diversi tra loro: viviamo in un mondo che,
seppur percepito come eterogeneo, appare essere nella sua collettività molto più
omogeneo di quel che si possa pensare.
Perché quest’affermazione? Sicuramente si potrebbe esplicare la bellezza nel poter
essere considerati eterogenei, e quindi individuali, altresì unici: e sarei d’accordo con
quanto espressomi! Eppure, basta distogliere lo sguardo da sé, e guardare gli altri con
occhi che non siano miopi: abbiamo tutti qualcosa in comune, ossia la pelle.
Non preoccupandoci della pelle in quanto oggetto di studio in materie differenti
rispetto a quella su cui siamo in seno, poiché cadremmo in una prolissità non proficua
al percorso speculativo da noi scelto, consideriamo la pelle in quanto “divisore” tra la
realtà interna e quella esterna.
Cosa significa questo? Cos’è, quindi, la pelle?
Distogliete un attimo lo sguardo dalla lettura e guardatevi le braccia, le gambe, il
petto: alle volte dimentichiamo l’esistenza, e la consequenziale importanza, delle
cose che abbiamo proprio sotto il naso!
Eccola lì, proprio lì: la pelle. Ma come può questa essere il divisore tra il mondo
interiore e quello esteriore?
Pensateci un attimo.
All’interno di questo rivestimento c’è quel che potremmo definire “la macchina”,
ossia, tutto quello di cui l’uomo dispone per poter interagire con se stesso e con gli
altri.
E quindi, questo, cosa significa? Significa che la pelle riveste le interiora dell’uomo,
appunto, ciò che gli è interno e veramente suo, solo suo, e lo protegge da tutto quello
che è altro.
¹ Ciò, consequenzialmente, ne testimonia anche la funzione in quanto crisalide:
considerando il mondo esterno come probabile e plausibile emettitore di danno, la
pelle può attutire un colpo, od inibirlo completamente.
Considerando poi il mondo interno come “casa del pensiero” noteremo subito come
la pelle protegga quest’ultimo: probabilmente è ben conscia che un danno allo stesso
possa provocare un riverbero su sé stessa. Volendoci fingere Nietzsche, potremmo
dire che la nostra pelle è una grandiosa egoista!
Non ci dilungheremo ulteriormente sulla questione danno: sarà oggetto di discussione
più avanti; continuiamo ancora con l’attuale oggetto in speculazione, la pelle.
Ritenendo la pelle nella maniera poc’anzi vista, potremmo effettivamente affermare
come questa faccia protegga il pensiero e tutto ciò che è interno all’uomo: preferisce
attutire il colpo, od annichilirlo, possibilmente, in maniera tale da non danneggiare il
suo protetto.
La pelle sarà quindi detta “percipiente”: subisce il mondo esterno passivamente,
tentando di proteggere la realtà interiore del singolo.