Le note evocative dell’Aida aleggiano nella chiesa gremita in ogni ordine di posto, come un freddo romitorio della coscienza, improvvisamente avvolto dal calore dell’armonia. Non c’è dissidio tra reale e immaginifico, e nessuno ïato tra corpo e anima, tutto si rapprende nel flusso emotivo dell’ascolto, e nell’intimità di un linguaggio, quello della musica, che è, ad un tempo, espressione e mediazione.
È stata una serata trepidante, quella di mercoledì a Mariotto, nella Chiesa di Maria SS. Addolorata, dove un superbo concerto per Coro ed Ensemble musicale si è tenuto, come ormai è di prammatica a Mariotto in questi giorni, per scandire solennemente il termine a quo del torno natalizio.
Protagonisti della serata, àuspici il parroco don Emanuele Spano, il comitato Feste patronali di Mariotto, l’assessore comunale Marianna Legista e il consigliere Dino Ciminiello, sono stati la Fanfara del Comando Scuole Aeronautica Militare
3a Regione Aerea di Bari, diretta dal P.M. Lgt. Nicola Cotugno; la cantante soprano Marilena Gaudio; e il Coro “Alter Chorus” con il suo Direttore, Antonio Allegretta.
I brani musicali del programma, presentati da Carmela Moretti, hanno proposto musiche di G. Verdi, G. Puccini, F. Lehár, Vangelis, E. Morricone, T. Mashima, G. Mameli. A dare il là alla serata, la sinfonia dal Nabucco di Giuseppe Verdi, autore poi riproposto in alcune arie dalla Traviata e dall’Aida, quasi a realizzare un perfetto, quanto inaspettato gioco natalizio d’intermittenze con l’aria dalla Tosca “Vissi d’arte, vissi d’amore”, omaggio a Giacomo Puccini.
Impeccabile l’interpretazione vocale sopranile di Marilena Gaudio, canto di buona sfaccettatura drammatica, compìtamente espressivo in ogni parola, limpidamente acuto in ogni tonalità emozionale.
Si plana armoniosi, tra la volta e l’impiantito, nel catturato ascolto cui ti costringe il “Coro delle zingarelle e dei mattadori”, sempre dalla Traviata, prima di entusiasmarsi nella trionfale marcia dall’Aida “Gloria all’Egitto”. Infine, con la consueta maestria, Cotugno scandisce in ogni gesto le lettere di un alfabeto emotivo capace, nell’intrico di note e sentimenti, di decodificare il sogno imminente, in certi brani come “La romanza di Vilja” da La Vedova allegra di Lehár, “The Conquest of Paradise” di Vangelis e “Mission” di Morricone; ovvero l’attesa messianica e gioiosa in altri, come “Dream in the Silent Night” di Toshio Mashima, e nel conclusivo medley jazzato di brani natalizi.
«La musica è sempre stata un mezzo grazie al quale creare coesione, specie in contesti di marginalità», afferma Cotugno. «Essa è un fatto di vibrazioni ed è un mistero che queste vibrazioni riescano a sensibilizzare e tenere unita la gente e persino gli animi più freddi».
Ecco allora la nuova sintassi, musica (e canto) come medium strumentale, la conoscenza dei cui codici, solo apparentemente reconditi, consente la trasmissione di tutto un registro emotivo. E nella misura in cui la musica sa essere emozione, essa è anche potere.