Continuiamo
la nostra avventura nel mondo del software libero iniziando da una
citazione di Richard Stallman un guru dell’informatica e padre del free software (tradotto
da www.gnu.org).
“La tecnologia dell’informazione
digitale contribuisce al progresso mondiale rendendo più facile copiare e
modificare le informazioni. I computer promettono di rendere questo più facile
per tutti noi.
Non tutti, però, vogliono che sia così facile.
Di cosa ha bisogno la società?
Ha
bisogno di una informazione che sia realmente disponibile ai suoi cittadini,
per esempio programmi che si possano leggere, correggere, adattare e
migliorare, non soltanto usare. Ma quello che viene consegnato di solito dai
proprietari del software è una scatola nera che non si può studiare o cambiare.
La società ha anche bisogno di libertà. Quando un
programma ha un proprietario, gli utenti perdono la libertà di controllare
parte della loro stessa vita.
Ma
soprattutto la società ha bisogno di stimolare nei propri cittadini lo spirito
di cooperazione volontaria. Quando i proprietari del software ci dicono che
aiutare i nostri vicini in maniera naturale è “pirateria”, essi inquinano lo
spirito civico della nostra società.
Questo
è il motivo per cui diciamo che il software libero è una questione di
libertà, non di prezzo.
L’argomento
economico a favore dei proprietari di software è sbagliato, ma la questione
economica è reale. Alcuni sviluppatori di software libero guadagnano offrendo
servizi di supporto.”
Per
spiegare meglio il concetto espresso da Stallman è opportuno fare qualche
esempio. Molto spesso ricevo da amici dei documenti “word” scritti col noto
programma “office” della Microsoft; per poter accedere alle informazioni in
esso contenute, devo necessariamente
utilizzare il programma con cui sono state scritte.
Questo
limita la mia libertà di scelta, in quanto mi costringe ad acquistare una copia
di un prodotto che non soddisfa le mie esigenze di utente libero e consapevole.
Stesso
discorso vale anche per gli utenti stessi di “office” di Microsoft: una
versione nuova di un documento “word” (.docx) non è accessibile da una
vecchia versione (.doc), costringendo ad aggiornare il software,
ovviamente dopo il pagamento della nuova licenza.
Altro
esempio: vi sarà certamente capitato di collegarvi al sito della RAI (www.rai.tv) per vedere la diretta o la differita
di un programma TV. Questo sito utilizza un software proprietario “silverlight”
di Microsoft che preclude la visione a chi utilizza un sistema operativo (S.O.)
diverso dal famigerato “windows”. Tale meccanismo limita la libertà di accesso
all’informazione a quei cittadini che usano altri S.O. (Linux e sue
distribuzioni), fatto ancor più grave trattandosi di un’azienda pubblica come
la RAI, che è gestita dallo Stato e che dovrebbe rispettare gli articoli 2 e 3 della Costituzione Italiana.
Ritengo
questi esempi emblematici di uno stato generale delle cose che dovrebbe indurci
a riflettere sullo spirito, sulla filosofia, sul messaggio che ci arriva dal
modo del free software e dell’open source. Un messaggio ecumenico
che si pone il compito di trasformare l’assioma “non è buono se non si paga”
nel principio “non è buono se non si condivide”. Avremo modo di ritornare su
questo concetto. Quello che adesso mi preme sottolineare è la possibilità, per
gli utenti del software libero, di essere padroni del proprio computer: essere liberi
cioè di scegliere il sistema operativo e le applicazioni più consoni alle
proprie esigenze.
Nel
prossimo articolo evidenzieremo le caratteristiche di Linux che si applicano in
modo specifico alla scuola quale primaria istituzione per la formazione dei
futuri cittadini.