Oggi parleremo di un personaggio storico di rilevanza mondiale, la cui superiorità nel panorama letterario a giudizio di tutti è indiscussa e ineguagliata, parleremo di William Shakespeare.
Ma chi era veramente William Shakespeare? Le ipotesi avanzate fino ad oggi sono numerose, tanto da generare disaccordo nel mondo accademico.
La tesi ortodossa è che si trattasse di tal William Shakespeare, nato a Stratford-on-Avon nel 1564, e ivi morto nel 1616. William Shakespeare altri non era che un ricco mercante approdato a Londra per affari, che ad una analisi più corretta risulta essere completamente estraneo nei riguardi dell’arte e del mondo teatrale. Ciò nonostante nel 1623 quando le opere shakespeariane incominciarono a diffondersi, furono prodotte numerose biografie a conferma che il defunto mercante fosse il noto autore tanto osannato dal pubblico inglese. Peccato che le congetture dei biografi coevi non potevano provare che avesse avuto una carriera da artista e neanche che avesse seguito un normale percorso di studi. In più le ipotesi a sostegno di questa dubbia identificazione stranamente non tengono conto che non c’è alcuna prova documentale in un periodo storico in cui esistevano tipografie che hanno tramandato informazioni su personaggi come Francesco Bacone, Edmund Spencer e persino di poeti minori come John Lyly.
Degno di nota è che durante il soggiorno londinese del drammaturgo non si sappia niente, abbiamo circa un ventennio, dal 1592 al 1612 in cui non disponiamo di un singolo documento in cui si possa trovare un testimone che sia entrato in contatto con il celebre autore, diversamente da altri commediografi o drammaturghi, aspetto che va a corroborare maggiormente la tesi che il nome “William Shakespeare” fosse in realtà uno pseudonimo.
Riguardo al ricco mercante non esistono opere scritte di suo pugno, prime stesure o frammenti, niente di niente, cosa che lascia intendere che sapesse a mala pena leggere e scrivere, o che fosse addirittura illetterato, in più sappiamo che le figlie erano analfabete e ciò è paradossale per un uomo che viveva per le sue creazioni artistiche. Senza considerare il suo testamento originario, in nostro possesso, che consta di tre pagine, dove compare una precisa elencazione di proprietà e lasciti, mentre mancano completamente cenni ad opere, poesie e manoscritti, nonché a diritti d’autore e ciò rende poco plausibile l’associazione di quest’uomo dalla scarsa cultura con quella di uno tra i più grandi geni della letteratura.
Alla sua morte, nel 1616, in un periodo in cui i poeti inglesi organizzavano sfarzosi funerali e componevano lunghi poemi elogiativi quando uno di loro veniva a mancare, nessuno vi fece cenno. Ecco perché la nostra ricerca continuerà, scandagliando altre possibili eventualità, a chiarimento di un mistero che si perde, non solo tra le pagine dei manuali scolastici di storia, ma anche nel novero di quei rebus logici che ricostruiremo nella rubrica “L’Opificio del Diavolo” esattamente tra una settimana.
(Rubrica a cura di Raffaele Verna – foto dal web)

















