Rieccoci qua e apriamo la seconda parte dell’articolo intitolato “Il Re del mondo, la chiave di Salomone e storie di esoterismo” introducendo il libro conosciuto come “La Chiave di Salomone”, dove mi limiterò a fornire semplici informazioni storiche, suggerendovi di non seguire le orme del maldestro e impacciato Topolino nel ruolo da ”Apprendista stregone” del film “Fantasia” della Walt Disney.
La chiave di Salomone è un antico grimorio ovvero un testo di magia risalente al XV secolo attribuito al re Salomone, ammirato non solo per la sua sapienza, ma anche per la sua conoscenza nelle arti occulte. Una leggenda ebraica infatti narra che, una volta, messo alle corde dalla casta sacerdotale, si difese dichiarando di poter evocare tutti i demoni del mondo e annientare la Terra… beh, meno male che gli eventi presero una piega differente.
Quest’opera è considerata il più importante trattato di magia dell’area mediterranea, alcune delle sue indicazioni rituali risalgono a cerimonie caldee e babilonesi. L’attribuzione a Salomone è indiscutibilmente leggendaria, però è degno di nota che contenga formule magiche ebraiche. “La Chiave” trovò diffusione nel mondo Arabo, a Damasco e Baghdad, ma si affermò soprattutto durante l’Umanesimo. Nel 1559 fu tacciata come pericolosa dall’Inquisizione, ma ciò non vietò che fosse stampata e pubblicata a Roma nel 1629. Ancora oggi la maggior parte dei manoscritti originari sono custoditi nel British Museum a Londra, nella Biblioteca dell’Arsenale a Parigi e in molte altre biblioteche disseminate in tutto il mondo, nonché in collezioni private.
Il testo fornisce ogni informazione indispensabile per appropriarsi degli strumenti per eseguire operazioni magiche, su come disegnare un circolo protettivo e come discorrere con gli spiriti evocati.
Un altro trattato degno di menzione è conosciuto come “Demonologia di Re Giacomo VI di Scozia” scritto nel 1597, che attraverso una forte struttura dialogica tratta con argomentazioni filosofiche e teologiche argomenti attinenti alle arti oscure, si narra anche che ispirò Shakespeare nella realizzazione del “Macbeth”. Concludiamo con il “Grimorio di Papa Onorio III” pubblicato a Roma nel 1760, non attribuibile a Papa Onorio e a nessuno dei suoi successori, esistente in più versioni e molto considerato dalla cerchia esoterica – occultista, nonostante faccia difetto sotto l’aspetto della documentabilità storica.
A conclusione di questa piccante rubrica però, condividendo il mio parere con voi, ritengo che i libri neri che riempiono i calderoni di scaltre fattucchiere, inciampino contro l’etimologia del vocabolo “Senso”, tanto da convincerci che di nero in questi manuali ci sia solo la pece che incatrama la bassa cultura di molti improvvisati Gargamella.
Inoltrandoci tra gli stretti corridoi di questo castello di rituali, che di sacramentale hanno solo il conto spese di clienti servi della superstizione quanto un bambino incantato dalla bacchetta di Harry Potter, che ondeggia tra spettri e lupi mannari, urtiamo contro l’iceberg della semplicioneria umana, disarmante quanto il rimprovero di una maestra d’asilo ad uno scolaro disobbediente.
E forse ci convinceremo che è meglio arruolarci tra le fila della logica e di una conoscenza virtuosa, patrimonio della somma aritmetica delle conquiste dell’uomo, piuttosto che ingollare, come birra ghiacciata, suggerimenti su incantesimi e sortilegi magici, degni di un B movie da fuori orario.
(Rubrica a cura di Raffaele Verna – immagine dal web)

















