Ormai abbiamo fatto il callo con autori che sostengono che in un’epoca remota la terra abbia ospitato civiltà tecnologicamente avanzate, che possedevano conoscenze scientifiche di cui gli uomini ignoravano l’esistenza e la capacità di fabbricazione e proprio questo argomento intendo esplorare, oggi con voi, parlando di ritrovamenti archeologici che frantumano ogni spiegazione strettamente storicistica.
Nel 1992 alcuni geologi russi in cerca di oro sulle montagne degli Urali rinvennero nei loro setacci piccoli reperti a forma di spirale delle dimensioni di 0,03 millimetri che con sorpresa constatarono trovarsi a centina sulle sponde dei fiumi Narada, Kozim e Balbanju.
Queste spirali erano composte da rame, ma anche da materiali più rari come il molibdeno e l’aspetto degno di nota era che tali oggetti, che chiaramente non presentavano le caratteristiche di formazioni naturali, provenivano da strati geologici datati fra i 20.000 e i 318.000 anni.
Uno di questi campioni, rinvenuto in uno strato sedimentario del fiume Balbanju, fu sottoposto dalla geologa Elena Matveeva a numerose analisi e avvalendosi di un microscopio elettronico e studiando i depositi che lo inglobavano, appurò che lo strano oggetto risaliva inequivocabilmente al periodo del pleistocene superiore e cioè a più di 100.000 anni fa, giungendo alla sconcertante conclusione, cito la geologa:” Che i dati si qui raccolti fanno sorgere il dubbio che si tratti di oggetti di origine extraterrestre.”
Se quanto riportato non vi ha stupito, passo a raccontarvi un’altra insolita vicenda dai contorni alquanto misteriosi.
Giugno 1934, Londra, la trentaduenne Emma Hahn diretta alla funivia di Llano, nei pressi di una cascata, si imbatte in un masso erratico da cui sporge un pezzo di legno e con grande stupore osserva che si tratta di un manico di martello.
Questo martello, oggi esposto nel Creation Evidence Museum a Glen Rose, nel Texas ha una testa lunga 15 centimetri e un diametro di tre ed è inglobato in una formazione di arenaria di età compresa tra i 140 e i 65 milioni di anni e la composizione della parte metallica è talmente pura che si potrebbe ottenere oggi solo con sofisticati sistemi produttivi.
Si potrebbe obbiettare che la roccia che ingabbia il martello sia una concrezione rocciosa plausibilmente recente, anche se alla prova dei fatti questa tesi non è dimostrabile.
Ovviamente prima che vi muniate di un rilevatore Geiger per condurre inverosimili ricerche o che acquistiate frusta e cappello per trovare il Santo Graal in una catacomba di Venezia, vi voglio solo ricordare che le sorprese su questo tema non finiscono oggi, ma dovete attendere solo una settimana, sempre che non mi anticipiate tradendomi con un fiabesco ET che altro non vorrebbe se non spazzolare l’Universo tra Buchi Neri e Supernove con chi non teme di abbandonarsi alla vertigine dell’impossibile.
(rubrica a cura di Raffaele Verna- immagine dal web)

















