Nel I° secolo d.C. Roma è la città più grande del mondo, l’imperatore era Augusto, che riteneva che sicurezza e prosperità di Roma dipendessero dall’allargamento dei confini imperiali. L’Elba segnava i confini tra romani e barbari e frequenti erano le ribellioni di tribù locali. Per domare una di queste insurrezioni nel 9 d.C., il generale Publio Quinto Varo devia il percorso delle sue tre legioni, che contavano esattamente 18000 uomini, attraverso la selva di Teutoburgo e fu lì che si verificò un evento disastroso, mai accaduto prima, che segnò il futuro dell’Impero.
Spieghiamo cosa accadde. Dopo l’allarme lanciato da Arminio capo dei cherusci ed ex comandante di un corpo ausiliario dell’esercito romano e per questo ritenuto amico fedele di Roma, l’accordo con Varo era quello di radunare il suo esercito con quello di Arminio per sedare le tribù in rivolta. Per consentire ciò, i soldati di Varo sono obbligati ad effettuare una deviazione attraverso un passaggio a clessidra di un’ampiezza di appena ottocento metri e di una lunghezza di sette chilometri, tra torrenti fangosi, stagni e pantani. All’improvviso si udirono le grida raggelanti degli aggressori, Arminio ordina l’attacco e Varo e il suo esercito caduti in un’imboscata, non potendo procedere in formazione vista la morfologia del territorio, non potevano altresì permettere una rapida transizione in assetto di guerra, circondati com’erano da foreste ed acquitrini.
La situazione per l’esercito romano si fece drammatica, centinaia di aste piovevano dai due lati dello stretto passaggio e le truppe ammassate non potevano fare nulla per difendersi, non avendo né lo spazio per sollevare i pesanti scudi, né per scagliare gli ingombranti giavellotti.
Dopo aver perso tutti gli uomini e le insegne legionarie Varo e alcuni ufficiali si tolgono la vita per il disonore.
Perdere tre legioni su ventotto era un colpo gravissimo per Roma, sia a livello logistico che psicologico, anche perché l’apparato militare imperiale era considerato quasi invincibile. Inoltre, ciò rimetteva in discussione il modo in cui i romani vedevano se stessi e il loro posto nel mondo, difatti la battaglia di Teutoburgo rappresenta la fine della loro spinta verso oriente e il Reno è ancora oggi il confine culturale tra l’Europa occidentale latina e l’Europa centrale Germanica.
Svetonio, biografo di Augusto aggiunge che dopo il disastro l’imperatore sconvolto si lasciò andare all’incuria pronunciando spesso il seguente lamento: ”Quintilio Varo, rendimi le mie legioni!”
A tal proposito riportiamo le parole con cui Lucio Anneo Florio ricorda questa disfatta: ” Non c’è mai stato un massacro più orribile di quello avvenuto nella foresta e negli acquitrini, né ci fu mai offesa più intollerabile inflitta dai barbari.”
(Rubrica a cura di Raffaele Verna – foto www.freepik.com )