Quest’oggi
parleremo delle varie interfacce, con particolare attenzione a quelle
«grafiche», più comunemente usate in ambiente Linux.
Facciamo una
piccola premessa per capire com’è fatto un sistema operativo. Esso è composto innanzitutto
da un kernel (in italiano “nocciolo”) con il quale possiamo interagire
nei seguenti modi:
1) mediante interfaccia
a riga di comando (CLI, CommandLine Interface), dove
l’esecuzione del programma viene guidata dalle istruzioni che l’utente
(esperto) impartisce al computer digitando direttamente i “comandi” sulla
tastiera;
2) mediante interfaccia user grafica(GUI, Graphical User Interface), dove
l’esecuzione del programma viene guidata dalle istruzioni che l’utente (medio)
impartisce al computer manipolando oggetti grafici convenzionali – le “icone” e
le “finestre” a noi tutti note – con l’ausilio principalmente del mouse, o
anche del joystic, della tastiera ecc.
Il vantaggio
principale della GUI è sotto gli occhi di tutti: la possibilità di disporre di
un’interfaccia intuitiva, facilmente accessibile e graficamente accattivante. La metafora dello schermo come
“piano di lavoro” (desktop in
inglese, scrivania in italiano) bene ne esemplifica le indubbie qualità.
«Tale
ambiente di lavoro è stato ideato e concettualizzato nei laboratori Xerox,
ripreso da Apple 1984, con il fortunato Macintosh. La prima versione di GUI
WIMP (Window, Icon,
Menu e Pointing device) a colori venne introdotta nel 1985 da Atari con l’Atari
520ST, seguita da Commodore International con l’Amiga 1000» (da Wikipedia).
Ma anche la CLI
ha i suoi vantaggi. Si tende a preferire quest’ultima laddove la semplicità
d’uso deve cedere il passo ad esigenze di maggior controllo sull’esecuzione del
programma: tipico il caso dei Computer Server che gestiscono una mole enorme di informazioni e
perciò richiedono al programmatore
d’interfacciarsi in modo più diretto ed immediato con la macchina, bypassando operazioni
che rallentano l’elaborazione e la trasmissione dei dati.
Terminata
questa doverosa premessa, passiamo a descrivere alcune delle varie interfacce
grafiche di cui GNU/Linux fa uso e che hanno maggiormente contribuito alla sua
diffusione.
A differenza
di Windows (©Microsoft) che usa una sola GUI, aggiornata di volta in volta,
GNU/Linux essendo – non dimentichiamolo! – un sistema libero e aperto, può
essere corredato di più interfacce grafiche diverse e complementari:
· GNOME (GNU Network Object Model
Environment), riconosciuto nel 1997 come
ambiente desktop ufficiale del progetto GNU/Linux;
· KDE (K Desktop Environment), osteggiato dai puristi del
Free Software che ne contestarono l’uso di toolkit proprietari;
· XFCE (XForms Common Environment), richiedendo
meno risorse dei più blasonati GNOME e KDE, risulta essere un buon compromesso
tra leggerezza e funzionalità;
· LXDE (Lightweight X11 Desktop
Environment), estremamente leggero e reattivo e quindi ottimizzato per
dispositivi come netbook o vecchi computer.
Ultimamente si
sono sviluppate delle interfacce grafiche derivate comunque da GNOME, come la Unitysviluppata da Canonical per la sua distribuzione Ubuntu e Cinnamon creata
all’interno dello sviluppo di Linux Mint, che è diventato l’ambiente grafico
predefinito della distribuzione.
Un ultimo cenno
ad ANDROID, interfaccia grafica per dispositivi mobili basato sul kernel
Linux. L’interfaccia utente è basata sul concetto di manipolazione diretta per
cui si utilizza il touch come strisciate, tocchi e pizzichi sullo
schermo per manipolare gli oggetti visibili sullo stesso.
Inutile dire
che tutte queste interfacce possono coesistere su uno stesso kernel e
passare facilmente da l’una all’altra.
Nel prossimo
appuntamento parleremo delle distribuzioni GNU/Linux.
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