“Bitontino/a dell’anno”, seconda edizione. La formula è sempre la stessa, raccontare le storie dei concittadini che si sono distinti nel corso degli anni secondo i criteri che comprendono: attività benefiche e di volontariato, iniziative a favore del prossimo, tesi di laurea che valorizzano il patrimonio storico-artistico della città, e progetti rivolti alla comunità. Invitiamo tutti i cittadini a segnalare figure meritevoli, contribuendo così a rendere la nostra città ancora più vivace e attiva. Da ora in poi, uno al mese, fino al prossimo maggio 2026.
Il profilo segnalato alla pagina facebook della testata è quello di Antonio Sblendorio. Calciatore, allenatore, professore, politico: un gigante.
Sì, perché quando raccogli sincere confidenze altrui, tutte rigorosamente ammirate, su una persona, non ci sono dubbi.
Partiamo dal pallone, il suo primo amore. Lorenzo Iuso, mariottano scudettato con la Fiorentina e monumento della Pro Vasto, ricordava: “Sblendorio era forte, forte, forte, solo un incauto infortunio gli impedì una carriera più luminosa“. E allora, il Bitonto con Mariolino “Euclide” Licinio, Pinuccio De Michele ala inafferrabile, Alberto Perrini, il portiere giovane Giovanni Di Mundo (altra persona stupenda grondante gratitudine per lui), l’elegante Felice Sgherza, il leoncello del secolo Franco Chimenti e tanti fino al capitano Emilio Sciancalepore. Il giorno dell’esordio neroverde, un’emozione infinita.
Bitonto, anni Sessanta. Il bacio silenzioso dei fiocchi di neve soffiava di là dai vetri, quella notte lontana, quando, forse per fare prima, il piccolo Tonino – Sblendorio, il suo cognome – era andato a dormire a casa della nonna. E fu proprio lei, sfiorandogli delicatamente la spalla sotto le coperte, a sussurrargli che era l’ora di levarsi, lo attendeva il torpedone che avrebbe accompagnato la squadra leonina a Ortona. Il battito del cuore vinceva quello dei denti, nell’aria polare del mattino ancora buio.
Al giovanissimo pedatore fu consegnata la casacca neroverde numero tre: un destino. L’emozione infinita durò lo spazio del breve riscaldamento. Poi, in campo, fu battaglia epica e appassionante, la tenaglia del freddo e degli avanti avversi non ebbe la meglio. I leoni impavidi strapparono un pareggio eroico nella tormenta.
In seguito, tanto Liberty Bari, club glorioso, e ultimi spiccioli – vincenti, ovviamente – a Santo Spirito. Da allenatore, ha guidato lo storico Torrione e la giovanili bitontine, in particolare quella mitica Juniores, campione regionale nell’89-90, con tanto di finali nazionali: lo stiloso Raffaele Gentile fra i pali, il mancino inebriante Enrico Milella, la furia immarcabile Guglielmo De Michele, la saetta immaginifica Massimo Pizzulli, Lele Bulzis lungomirante e piote soavi, moto perpetuo e lucente Pinuccio Rilievo, la tecnica alessandrina di Brunetto Cortese, il poeta del gol Emanuele Saponieri. “Quelli erano giocatori fatti, avrebbero vinto anche se non li avesse allenati nessuno“, mi ha sempre ripetuto con consueta franchezza il prof.
Ecco, era “maestro“, non mister, guida, faro, punto di riferimento, perché Tonino è stato insegnante nel senso etimologico del termine: ha indicato una strada, persino a chi si smarriva. Ed è stato professore alla Scuola Media “Vincenzo Rogadeo”, un impavido avamposto di educazione, rettitudine e legalità ai margini di un quartiere difficile, eppure animato da figure docenti eccelse ed inconsutili. Oh, quante generazioni di ragazzi sono divenuti donne e uomini, in quel coraggioso scrigno di educazione e meraviglia.
Da protagonista della vita politica, Tonino è rimasto sempre fedele al credo socialista, si è battuto strenuamente per la nostra comunità, è stato sempre molto attento alle attività sportive locali – due esempi, fra mille: c’era lui quando fu inaugurato il polisportivo “Nicola Rossiello” e Luigi Ancona, centauro di gran vaglia, gli è ancora riconoscente per averlo supportato in giro per Gran Premi nel mondo -, si è issato insino alla Provincia, ove ha lavorato industre affinché venisse costruita addirittura una scuola, quando non eravamo una periferia metropolitana e basta.
Ora, il professor Antonio Sblendorio per tutti Tonino fa il nonno a tempo pieno e si gode gli stellanti nipotini, che – vivaddio – da lui hanno ereditato il lucente “vizio” della passione sportiva (anche se pure i figli non scherzavano)…