Una rubrica sul Sud e sui viaggi al Sud, la nostra. Avrà ‘luogo’ sul cartaceo del Da Bitonto e saltuariamente anche sulla versione online del giornale. Grazie all’editore del Da Bitonto Alessandro Intini per questa opportunità, grazie al direttore Mario Sicolo. Inauguriamo una pagina, l’abbiamo chiamata “Al cuore del Sud, tra borghi e percorsi“.
Eccoci con la nostra prima tappa.
Tante volte la storia dei toponimi, dei nomi delle città del Sud, ha aspetti, a prima vista, ‘nordici’. Prendi Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, in Irpinia. L’origine è chiara. Fu, infatti, questa la terra dei Longobardi dalle nostre parti meridionali. Longobardi che furono dappertutto, c’è da dire. E fu un’esperienza storica importante.
Lo stesso incastellamento, cioè in soldoni la nascita stessa di tanti dei paesi d’Appennino, si spiega proprio in questo torno di tempo storico di grande interesse, età altomedievale, secoli lontani e però fondativi.
Sant’Angelo fu profondamente segnato dal tragico sisma del 23 novembre del 1980, un terremoto che, come noto, ha lasciato il segno, in tutti i sensi.
Ma questo territorio è famoso per la splendida abbazia del Goleto, appunto in ambito di Sant’Angelo ma distante dal centro del borgo.
Fondata nel XII secolo da san Guglielmo da Vercelli, è un capolavoro di architettura religiosa, con un armonioso intreccio di stili romanico e gotico. Nonostante le ferite del tempo e del terremoto, l’abbazia è stata restaurata con cura, preservando il suo fascino antico. Il chiostro, con i suoi archi eleganti, la torre Febronia e la Chiesa del Vaccaro sono testimonianze di una spiritualità profonda. La particolarità del Goleto è che fu un monastero prettamente femminile, affiancato poi da un piccolo convento maschile per le gestioni economiche. Tra il XVII e il XVIII secolo, il complesso fu restaurato e una nuova chiesa fu costruita da Domenico Antonio Vaccaro. Dopo un lunghissimo tempo di abbandono, seguito alle spoliazioni d’età napoleonica, a partire dal 1973, grazie all’intervento del ministero per i Beni culturali e della Sovrintendenza delle Belle Arti di Avellino e Salerno, l’abbazia è stata restaurata.
Oggi è visitabile, in tutta la sua luce.
Ma è l’intera Sant’Angelo ad essere interessante. Si pensi al suo castello, detto degli Imperiale: di origine, appunto, longobarda, s’erge alto ed è sede di due esposizioni, il Museo dell’Opera, che custodisce reperti archeologici bizantini, e il Museo dell’Emigrazione e della Civiltà Contadina, dedicato ai tantissimi irpini legati alla loro terra ma costretti a partire nella storia.
L’Irpinia, del resto, è terra di castelli, diversi, anche per epoche; sempre di sicuro appassionanti, al solo vederli, s’immagini poi nel concretamente visitarli.
Gesualdo, Torella dei Lombardi, Lauro, Morra De Sanctis, Rocca San Felice, Monteverde e tanti altri.
A Sant’Angelo -non dimentichiamo certi aspetti, necessari anzi!- anche degli ottimi dolci, specie i babà.
Il paese è sede di diocesi e, si sa, questo significa qualità, in arte e bellezza. La diocesi comprende anche Conza, Nusco, Bisaccia.
La cattedrale è dedicata a Sant’Antonino martire. La sua primigenia struttura fu normanna, è poi stata continuamente rifatta fino ad una importante trasformazione cinquecentesca. Il sisma del 1980 ha imposto un ultimo, ingente restauro.
Sant’Angelo dei Lombardi, dunque, con i suoi stretti vicoli, con le case dalle facciate adornate con fiori colorati e con il belvedere da cui si gode una vista mozzafiato sulla campagna circostante, aspetta un visitatore tranquillo, senza troppe pretese. Aspetta principe della sua stessa storia, ricco di storia e tradizioni; sa offrire, come detto, antiche chiese, un castello medievale e musei locali che raccontano la vita di un tempo. La cucina tradizionale è autentica e deliziosa, con osterie che servono piatti come fatti in casa. Un luogo ideale per chi cerca la tranquillità, la giusta attrazione anche del passato e un’esperienza autentica lontana dal turismo di massa.
Una rubrica sul Sud e sui viaggi al Sud, la nostra. Avrà ‘luogo’ sul cartaceo del Da Bitonto e saltuariamente anche sulla versione online del giornale. Grazie all’editore del Da Bitonto Alessandro Intini per questa opportunità, grazie al direttore Mario Sicolo. Inauguriamo una pagina, l’abbiamo chiamata “Al cuore del Sud, tra borghi e percorsi“.
Eccoci con la nostra prima tappa.
Tante volte la storia dei toponimi, dei nomi delle città del Sud, ha aspetti, a prima vista, ‘nordici’. Prendi Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, in Irpinia. L’origine è chiara. Fu, infatti, questa la terra dei Longobardi dalle nostre parti meridionali. Longobardi che furono dappertutto, c’è da dire. E fu un’esperienza storica importante.
Lo stesso incastellamento, cioè in soldoni la nascita stessa di tanti dei paesi d’Appennino, si spiega proprio in questo torno di tempo storico di grande interesse, età altomedievale, secoli lontani e però fondativi.
Sant’Angelo fu profondamente segnato dal tragico sisma del 23 novembre del 1980, un terremoto che, come noto, ha lasciato il segno, in tutti i sensi.
Ma questo territorio è famoso per la splendida abbazia del Goleto, appunto in ambito di Sant’Angelo ma distante dal centro del borgo.
Fondata nel XII secolo da san Guglielmo da Vercelli, è un capolavoro di architettura religiosa, con un armonioso intreccio di stili romanico e gotico. Nonostante le ferite del tempo e del terremoto, l’abbazia è stata restaurata con cura, preservando il suo fascino antico. Il chiostro, con i suoi archi eleganti, la torre Febronia e la Chiesa del Vaccaro sono testimonianze di una spiritualità profonda. La particolarità del Goleto è che fu un monastero prettamente femminile, affiancato poi da un piccolo convento maschile per le gestioni economiche. Tra il XVII e il XVIII secolo, il complesso fu restaurato e una nuova chiesa fu costruita da Domenico Antonio Vaccaro. Dopo un lunghissimo tempo di abbandono, seguito alle spoliazioni d’età napoleonica, a partire dal 1973, grazie all’intervento del ministero per i Beni culturali e della Sovrintendenza delle Belle Arti di Avellino e Salerno, l’abbazia è stata restaurata.
Oggi è visitabile, in tutta la sua luce.
Ma è l’intera Sant’Angelo ad essere interessante. Si pensi al suo castello, detto degli Imperiale: di origine, appunto, longobarda, s’erge alto ed è sede di due esposizioni, il Museo dell’Opera, che custodisce reperti archeologici bizantini, e il Museo dell’Emigrazione e della Civiltà Contadina, dedicato ai tantissimi irpini legati alla loro terra ma costretti a partire nella storia.
L’Irpinia, del resto, è terra di castelli, diversi, anche per epoche; sempre di sicuro appassionanti, al solo vederli, s’immagini poi nel concretamente visitarli.
Gesualdo, Torella dei Lombardi, Lauro, Morra De Sanctis, Rocca San Felice, Monteverde e tanti altri.
A Sant’Angelo -non dimentichiamo certi aspetti, necessari anzi!- anche degli ottimi dolci, specie i babà.
Il paese è sede di diocesi e, si sa, questo significa qualità, in arte e bellezza. La diocesi comprende anche Conza, Nusco, Bisaccia.
La cattedrale è dedicata a Sant’Antonino martire. La sua primigenia struttura fu normanna, è poi stata continuamente rifatta fino ad una importante trasformazione cinquecentesca. Il sisma del 1980 ha imposto un ultimo, ingente restauro.
Sant’Angelo dei Lombardi, dunque, con i suoi stretti vicoli, con le case dalle facciate adornate con fiori colorati e con il belvedere da cui si gode una vista mozzafiato sulla campagna circostante, aspetta un visitatore tranquillo, senza troppe pretese. Aspetta principe della sua stessa storia, ricco di storia e tradizioni; sa offrire, come detto, antiche chiese, un castello medievale e musei locali che raccontano la vita di un tempo. La cucina tradizionale è autentica e deliziosa, con osterie che servono piatti come fatti in casa. Un luogo ideale per chi cerca la tranquillità, la giusta attrazione anche del passato e un’esperienza autentica lontana dal turismo di massa.