Orsara di Puglia, nel cuore del Subappennino Dauno, è uno di quei luoghi che si lasciano scoprire lentamente, passo dopo passo, tra le pietre levigate e i profumi di legna. È un borgo che parla sottovoce.
Qui l’autunno è sovrano: accende i boschi di faggi e querce, sfuma i pendii di nebbie leggere, riempie l’aria di fuoco e di silenzio.
Orsara sorge abbarbicata su un’altura che domina la valle e da lassù lo sguardo si apre su un mare di colline. Tra i vicoli stretti e lastricati si respira una spiritualità antica, legata al culto di San Michele Arcangelo e ai monaci benedettini che qui trovarono rifugio nei secoli passati.



La Grotta di San Michele, scavata nella roccia viva, custodisce da sempre il senso del sacro e del mistero; mentre la chiesa badiale dell’Annunziata, con la sua architettura severa e medievale, è un piccolo scrigno di storia e devozione.
Intorno, un mosaico di borghi che sembrano sospesi nel tempo: Bovino, con il suo castello normanno e le sue pietre calde di sole; Sant’Agata di Puglia, maestosa, che domina il Tavoliere come un’aquila appollaiata; Accadia, ferita dal terremoto del 1930 e rinata nell’arte e nel silenzio; Candela, il borgo delle lanterne, che la sera si accende come un presepe vivo.
Sono luoghi che non si visitano soltanto: si abitano, si attraversano con l’anima. Anche solo per un giorno.

















