Ad Orsara di Puglia, Halloween non è fatto di maschere di plastica né di dolcetti confezionati: è qualcosa di più antico, più profondo.
La Notte dei Falò e delle Lumere, il 31 ottobre, è un rito che attraversa i secoli – un abbraccio tra il mondo dei vivi e quello dei morti, tra il sacro e il profano, tra la paura e la speranza.
Le lumere, zucche svuotate e intagliate con mani esperte, si accendono lungo le vie del borgo come piccole anime di fuoco. Non sono un gioco, ma un segnale: servono a guidare i defunti verso casa, perché possano ritrovare la strada della memoria.
Nei vicoli si diffondono profumi di caldarroste e mosto, mentre i falò ardono nelle piazze, simboli di purificazione e rinascita. Attorno al fuoco si canta, si balla, si narrano leggende di streghe, santi e spiriti: il paese intero diventa un palcoscenico di luce e ombra.

Ogni fuoco racconta una famiglia, ogni lumera custodisce un ricordo. È la comunità che si ritrova, celebrando la vita attraverso il legame con i propri morti.
Nel calore delle fiamme, la morte perde la sua minaccia e diventa presenza, dialogo, continuità.
Orsara rinnova un’antica verità: la memoria è vita, e il Sud – un certo Sud – ha ancora molto da insegnare sul modo più umano e luminoso di convivere con i propri avi, o meglio, con i propri fantasmi.
Il cosiddetto Fucacoste, che si celebra il 1 novembre, è un rito dedicato ai defunti, lontano da ogni forma di terrore. Durante la festa si accendono centinaia di falò (le fucacoste) per riscaldare le anime, mentre le zucche intagliate (cocce priatorje), con sembianze umane, vengono esposte come lanterne per indicare agli spiriti la via di casa.
L’evento richiama ogni anno migliaia di visitatori, ma conserva intatto il suo profondo significato di comunione tra vivi e morti e di raccoglimento nel ricordo.

















