Il consiglio comunale di Bitonto esorta al riconoscimento dello stato di Palestina. Con 24 voti favorevoli e un solo astenuto, l’assise ha approvato una mozione dal titolo “Esortazione al riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Unione Europea e dell’Italia”. A presentarla, diverse forze di centrosinistra (Sinistra Italiana, Strada in Comune, Partito Socialista Italiano, Riformisti), con il sostegno dalla sezione locale dell’Anpi.
«Ovviamente un comune non può riconoscere stati, ma può esortare il governo a riconoscere lo stato palestinese, come hanno già fatto altri stati come 146 paesi membri dell’Onu e, di recente in Europa Irlanda, Spagna, Slovenia e Norvegia. Anche se non riconosciuta la Palestina esiste, non è uno stato fantasma. È riconosciuta dall’Unesco, dalla Lega Araba, dal G77, dal Comitato Olimpico Internazionale – spiega il consigliere Rocco Mangini (Strada in Comune) -. Riconoscere la Palestina è un passo fondamentale per raggiungere la fine della crisi ed equiparare la condizione dei palestinesi a quella di altri popoli. Questa mozione vuole essere una spinta simbolica dal basso e farsi foriera del sentimento popolare, di fronte alle immagini tragiche che sono sotto gli occhi di tutti e che provocano profondo sdegno. Non basta più esprimere pietà. Bisogna agire. Il riconoscimento garantirebbe la ripresa dei negoziati in condizioni più eque. Questo documento vuole anche essere una testimonianza futura per ricordare che noi non abbiamo taciuto, perché quando i nostri nipoti ci chiederanno conto di quanto avviene oggi, noi potremo dire che Bitonto ha preso una posizione chiara contro la barbarie. Lo sappiamo, è un piccolo segno che forse non muoverà nulla…ma è un seme prezioso che consegniamo alla nostra Comunità e, in rappresentanza di essa, al mondo intero».
La mozione presentata, partendo dal recente discorso in cui il presidente Sergio Mattarella ha parlato del diritto del popolo palestinese ad un proprio focolare, esprime la ferma condanna sia dell’attentato terroristico del 7 ottobre 2023 e della violenza di Hamas, sia del governo israeliano, che continua ad attuare pulizia etnica e genocidio, con l’obiettivo di conquistare militarmente la Palestina e cacciarne la popolazione: «Condanniamo ogni forma di fanatismo, antisemitismo e islamofobia. La condanna delle atrocità di Hamas e dell’umiliazione mediatica subita dagli ostaggi liberati. La condanna delle impunite azioni brutali e sistematiche compiute dall’esercito israeliano e dal governo Netanyahu, in spregio al diritto internazionale. Ma anche la ferma condanna per l’odiosa pratica della vendita di armi a paesi che usano le stesse non per legittima difesa, ma per vessare civili e reprimere il dissenso interno. Usa, Unione Europea e Italia non si limitino a blande dichiarazioni. Il tempo dell’ambiguità deve finire. Si riconosca la Palestina con i confini individuati dalle risoluzioni Onu del 1967, con Gerusalemme capitale condivisa e si sospenda il rinnovo automatico del Memorandum di Intesa economico-militare tra Italia e Israele, previsto per l’8 giugno».
Da Mangini, infine, la proposta di esporre sui balconi di Palazzo Gentile un drappo bianco simboleggiante i sudari che avvolgono le vittime della guerra in corso: «Si promuovano manifestazioni pubbliche sul tema, come quella che ci sarà venerdì 6 giugno, a cura delle Donne in Nero (oggi alle 20 a Porta Baresana, ndr). Il sindaco partecipi alla grande manifestazione nazionale a Roma del 7 giugno».
Un appello sostenuto in aula anche dal consigliere di opposizione Francesco Natilla (Riformisti) che, esponendo in aula la bandiera della Palestina, definisce il documento «una mozione di grande valore morale e politico: un atto di verità e giustizia per il popolo palestinese».
«Il massacro è sotto gli occhi di tutti. Dopo 60mila morti, non si può più parlare di buoni propositi. Occorre agire. L’Italia è tra i principali fornitori di armi ad Israele, uno stato che sta massacrando civili e che è accusato di crimini contro l’umanità dalla Corte Penale Internazionale. Non c’è stata una parola di condanna per le parole di del vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, che dichiarò che l’Italia avrebbe accolto Netanyahu senza arrestarlo. Parole gravissime. Quello palestinese è un popolo che sta per essere annientato nell’indifferenza o, peggio, con la complicità della comunità internazionale. La Palestina è una terra martoriata, un popolo oppresso da decenni. Bombardamenti, carestie, punizioni collettive: un genocidio in corso, riconosciuto anche da organismi internazionali. Condanno gli attacchi ai civili da qualsiasi parte provengano, ma condanno anche la falsa narrazione volta ad accomunare Hamas alla popolazione palestinese, legittimando la violenza e presentando ogni crimine come autodifesa. Un assedio e una carestia indotta. Scientemente il governo israeliano sta portando alla fame i palestinesi. Crimini che non possono più essere giustificati. Il nostro non è un odio contro un popolo, ma un grido contro le ingiustizie e contro l’attuale governo israeliano, contro ogni forma di razzismo e contro la strumentalizzazione. Senza giustizia non può esserci pace. Il riconoscimento dello Stato di Palestina non è una concessione, ma un dovere storico».
Anche per Arcangelo Putignano, siamo di fronte a «una tragedia che non può lasciarci indifferenti. Non basta più indignarsi in silenzio».
Dal centrodestra, invece, giunge inizialmente una mozione alternativa che suscita le perplessità del centrosinistra.
A presentarla Domenico Damascelli (Fratelli d’Italia), che sottolinea come sia prioritario affrontare l’emergenza umanitaria del popolo palestinese e dar voce alle sue legittime aspirazioni a vivere in un proprio stato, così come è fondamentale garantire la sicurezza di Israele. La mozione si propone di esortare «la ripresa della proposta avanzata dalla Lega Araba che stanziava 53miliardi per la ricostruzione di Gaza» e di «procedere ad una soluzione che preveda due popoli e due stati, unica soluzione che potrebbe favorire la soluzione del conflitto e che darebbe spazio alle forze palestinesi più moderate. Due paesi democratici in grado di vivere in pace, uno a fianco all’altro, entro confini riconosciuti».
Una mozione condivisa dagli altri consiglieri di Fratelli d’Italia, Carmela Rossiello e Francesco Toscano, con quest’ultimo che difende il governo italiano dalle accuse di aver finora sottovalutato e taciuto, di fronte alle quotidiane scene di violenza documentate dai media: «Nessuna norma del diritto internazionale è stata violata dal nostro governo».
Rossiello ha invece ricordato che non siamo gli unici a vendere armi ad Israele e che prima dell’Italia ci sono Usa e Germania: «Ci sono accordi internazionali precedenti al 7 ottobre 2023 che vanno rispettati».
La presenza di due mozione pone ovviamente un problema. Quale votare? Entrambe? Unire e votare una mozione unica?
A sollevare il problema è Damascelli che, annuncia la volontà di votare favorevolmente la mozione di Mangini, nonostante passaggi non condivisi, perché comunque il fine ultimo è lo stesso: il riconoscimento del diritto di entrambi i popoli a vivere in un proprio stato riconosciuto, uno a fianco all’altro. Ma invita anche ad un punto di incontro che sia o l’unione dei due testi o il voto, in un’altra seduta consiliare, sulla sua mozione.
L’invito di Damascelli inizialmente trova l’opposizione di Mangini, che fa notare come il documento del primo riprendesse la mozione proposta alla Camera dal deputato di Forza Italia Andrea Orsini, approvata dopo la bocciatura delle mozioni presentate dal centrosinistra. Quindi, per Mangini, una mozione ideata in funzione antitetica, se pur portasse comunque all’obiettivo ultimo dei due popoli e due stati.
A propendere verso un punto di incontro è anche il sindaco Francesco Paolo Ricci. Il breve impasse viene superato dopo una breve sospensione che porta all’accoglimento, nel testo di Mangini, di alcuni passaggi contenuti nel documento di Damascelli. E così, con 24 voti favorevoli e un solo astenuto, il consiglio comunale promuove il riconoscimento della Palestina.