È stato un intervento lungo, acceso, a tratti scomposto, ma dal contenuto inequivocabile: il presidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, Gennaro Sicolo, ha usato parole durissime durante il consiglio comunale monotematico di giovedì 20 giugno, dedicato all’impianto fotovoltaico sorto nell’agro di Bitonto in seguito all’espianto di circa 1600 ulivi.
Sicolo, che è anche esponente del Partito Democratico, non ha risparmiato critiche frontali all’assessore all’Agricoltura Francesco Brandi, pur appartenente alla stessa area politica: «Fare l’assessore all’Agricoltura non significa solo andare a Trieste alla Città dell’Olio, ma conoscere il territorio, le strade dissestate, l’abbandono nelle campagne. Qui non si fa nulla da vent’anni, e Bitonto – che è la seconda città olivicola d’Italia – è stata lasciata sola».
Nel mirino soprattutto l’atteggiamento dell’amministrazione sul procedimento autorizzativo: «Mi chiedo se siano state davvero valutate le carte, se il Comune avesse le competenze per analizzare un progetto così impattante. Se, come dite, “tutto passa dagli uffici”, allora mi chiedo: l’assessore cosa ci sta a fare?».
Non è mancato un passaggio simbolico, carico di pathos e provocazione: «Bitonto ha aperto le porte ai lanzichenecchi. Le aziende vengono, espiantano, fanno profitti, e noi dovremmo pure restare in silenzio. E invece no. Questa città è conosciuta in 50 Paesi per il suo olio. E la distruggiamo così?».
Sicolo ha quindi chiesto al sindaco Ricci di impegnarsi politicamente per bloccare l’impianto in autotutela e per avviare una revisione complessiva degli strumenti urbanistici, ricordando che, in casi analoghi, il Comune di Ruvo di Puglia ha espresso parere negativo su progetti simili anche su terreni agricoli semplici, senza ulivi: «A Ruvo la politica ha detto no. Qui invece si dorme, e nel frattempo i faccendieri si aggirano per i corridoi del Comune».
Ha poi concluso citando una tesina di terza media del nipote sul rispetto del creato, con un riferimento alla Laudato Si’ di papa Francesco: «La terra va custodita, non sfruttata».