Il Consiglio comunale monotematico sul caso dell’impianto fotovoltaico in località “Pozzo delle Grue” ha dato spazio, anche alle voci della cittadinanza attiva. In Aula sono intervenute numerose associazioni bitontine, protagoniste di una mobilitazione che chiede chiarezza, trasparenza e rispetto per il paesaggio agricolo e per gli ulivi estirpati a favore della realizzazione dell’impianto da 12 MW da parte della società GDR Solare.
Il documento delle 7 associazioni: “La Costituzione tutela il paesaggio, non il profitto”
Con un documento congiunto firmato da Fare Verde, Era Murgiae, Italia Nostra, Legambiente, 2Hands, Vogliamo Bitonto Pulita e ANPI Bitonto, le associazioni hanno messo nero su bianco le loro richieste, appellandosi ai principi costituzionali.
“La transizione ecologica – scrivono – non può essere perseguita a scapito delle comunità locali. L’art. 9 della Costituzione tutela l’ambiente, il paesaggio e la biodiversità, mentre l’art. 41 stabilisce che l’iniziativa economica privata non può recare danno all’ambiente.”
Il documento punta il dito contro il mancato coinvolgimento della cittadinanza, delle consulte, delle associazioni e persino del Consiglio comunale nella fase autorizzativa. E denuncia una procedura ritenuta opaca: nessuna Valutazione di Impatto Ambientale, nessuna consultazione pubblica, pareri contrari da parte di due Dipartimenti regionali (Ambiente e Agricoltura) ignorati, e dubbi sull’effettiva esecuzione delle prescrizioni imposte.
Tra le richieste concrete: visione della relazione agronomica che ha classificato gran parte degli ulivi come “in pessime condizioni”; accesso alle autorizzazioni relative all’espianto, reimpianto e stato vegetativo delle piante; chiarezza su quanti ulivi sono stati spostati, quanti sostituiti e dove; verifica del rispetto delle fasce di mitigazione paesaggistica, come le siepi schermanti.
“La zona interessata è in avanzato stato di realizzazione – scrivono – ma non ci risultano evidenze concrete del rispetto delle prescrizioni. Chiediamo che l’Amministrazione si attivi per rendere pubblica tutta la documentazione”.
Non manca una riflessione più ampia: il territorio pugliese, spiegano le associazioni, è tra i più esposti in Italia alla pressione delle imprese del settore, con un obiettivo di 7,4 GW da raggiungere entro il 2030, secondo i criteri europei. Ma “la concentrazione indiscriminata di impianti in aree agricole non può essere l’unica via”. Da qui l’invito al Comune a giocare d’anticipo: “Avviamo subito un confronto con Regione ed Enti sovracomunali per individuare aree davvero idonee: cave dismesse, discariche, tetti industriali. E si proceda con il censimento degli alberi monumentali, per tutelare davvero il nostro patrimonio”.
Il Comitato Ambiente è Vita: “Serve una strategia chiara, la zona ASI non sia un alibi”
Anche il Comitato “Ambiente è Vita” è intervenuto in Aula, ringraziando il Consiglio per lo spazio concesso e rimarcando il proprio impegno apartitico nella tutela dell’ambiente e della salute pubblica.
“La transizione energetica è una necessità. Ma non può trasformarsi in una corsa cieca al consumo di suolo agricolo, soprattutto in territori come il nostro, a forte vocazione olivicola. Il vero problema è evitare che altri impianti simili sorgano in futuro.”
Il Comitato ha formulato tre proposte operative: ritipizzazione urbanistica dell’area ASI, da industriale ad agricola, per bloccare altri impianti; richiesta alla Regione di legiferare in modo chiaro sulle aree idonee e non idonee; attivazione di un coordinamento regionale per proteggere il paesaggio e impedire nuove installazioni selvagge.
Con tono diretto, l’intervento ha sottolineato l’urgenza di evitare che “il sole bruci i nostri ulivi per sempre”. “L’ambiente non è in vendita. Né per i pannelli, né per i capannoni. A chi oggi si indigna per il paesaggio violato, diciamo: dov’eravate quando si consumavano altri scempi?”.
Infine, una frecciatina all’Amministrazione: “L’impianto è quasi concluso. La siepe schermante prevista non c’è. Gli ulivi sono stati espiantati. Ora almeno si abbia il coraggio di cambiare rotta”.
Un appello condiviso
Pur con accenti diversi, le due voci associative hanno trovato un punto comune: la necessità di aprire un tavolo politico trasparente e partecipato, prima che nuovi interventi compromettano ulteriormente il paesaggio bitontino. “Ambiente è Vita”, concludendo, ha ricordato il proprio impegno anche su altri fronti, come il coordinamento nazionale dei 260 sindaci contro l’eolico selvaggio, e il dialogo in corso per la difesa del Geoparco Alta Murgia.
La domanda, ora, passa dalle associazioni all’aula consiliare: Il futuro energetico di Bitonto sarà ancora deciso nel silenzio, o sarà finalmente oggetto di un confronto vero?