Da un sospetto di truffa a un furgoncino a noleggio, a un inseguimento in pieno centro con tanto di pistola e fuga disperata verso il commissariato. È la vicenda accaduta lo scorso gennaio a Bitonto e che oggi torna d’attualità con la misura cautelare dell’obbligo di dimora disposta dal gip nei confronti di quattro persone, tra cui un ex carabiniere già sospeso dal servizio per altri guai giudiziari.
Tutto comincia quando un uomo campano, con precedenti per reati contro il patrimonio, prende a noleggio un furgoncino da nove posti da un’azienda bitontina. La ditta, fiutando il rischio di una truffa, organizza un vero e proprio “commando”: otto uomini, divisi tra una Land Rover e una piccola utilitaria, seguono il mezzo fino a via Larovere. Qui due di loro salgono a bordo e riempiono di pugni il conducente, mentre un altro lo intimidisce con una pistola. L’idea, secondo le indagini, era portarlo in campagna per continuare la lezione, ma la rotta cambia improvvisamente: l’autovettura passa davanti al commissariato di via Traetta.
È l’occasione per la vittima, che riesce a divincolarsi, a suonare insistentemente il clacson e a rifugiarsi all’interno della sede della Polizia di Stato, mettendo in fuga metà del gruppo. Quattro aggressori spariscono e restano da identificare, altri quattro vengono subito individuati.
A loro carico la Direzione distrettuale antimafia contesta la tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, per le modalità considerate “tipicamente mafiose”: otto uomini contro uno, violenza fisica, armi e intimidazione. Il gip ha respinto la richiesta di custodia cautelare in carcere, optando per l’obbligo di dimora a Bari e Bitonto.
Gli indagati – tra cui il titolare dell’azienda di noleggio – negano di aver mai impugnato un’arma e respingono le accuse. La stessa vittima, dopo aver denunciato, ha poi ritirato la querela: avrebbe ammesso di voler rivendere il furgone per ricavarne soldi da destinare alla figlia.
















