«Nel 1947, la mia famiglia venne rimpatriata dalla Libia. Tornò a vivere a Puglia, in un campo profughi a Bitonto. È lì che mio papà fece la prima elementare».
A raccontare la storia è Stefano Lorusso, sindaco di Torino dal 2021, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera. Quella raccontata è la storia di tante famiglie. I nonni molto poveri, come tanti altri, negli anni ‘30 furono costretti a emigrare dalla provincia di Bari per cercare fortuna.
La meta prescelta era l’Argentina, ma le lunghe ore di viaggio in mare li spaventarono e così, nel 1935, ascoltando la propaganda del regime fascista, «si trasferirono in Libia che all’epoca era colonia italiana. Ebbero sette figli, di cui tre nati in lì. Uno dei tre è mio papà, che nacque nel villaggio Luigi di Savoia, una località agricola vicino Derna in Cirenaica. Era il marzo 1942, in piena guerra».
Tutto cambia però quando le truppe alleate avanzarono da est verso ovest ponendo fine al sogno coloniale italiano e costringendo all’evacuazione la popolazione civile italiana: «I primi a partire furono le donne e i bambini, così, mio padre, a soli otto mesi, viaggiò di notte, in braccio a mia zia Gianna, su un camion militare fino a Tripoli. Lì furono collocati insieme ad altre migliaia di persone in un campo profughi improvvisato e qualche settimana dopo furono raggiunti anche da mio nonno Pietro e dagli zii. Una scena che credo non fosse molto dissimile da quelle che vediamo adesso in altre parti del mondo».
Fino al 1947, anno del ritorno in Puglia e dell’inizio della permanenza a Bitonto. Durata fino alla fine del 1948, quando la famiglia si trasferì definitivamente a Torino.