La Lama Balice. Con i suoi 504 ettari, principalmente tra Bitonto e Bari (ma l’origine è tra Ruvo di Puglia e Corato) e quei 37 km di lunghezza, è una delle lame più lunghe nell’Area Metropolitana. La Regione Puglia con la legge 15/2007 vi istituì un parco naturale. Dovrebbe essere un’area naturale protetta, in cui lasciare la natura indisturbata, libera di accogliere le tante specie di animali e piante in grado di vivere in quello che, un tempo, era il letto di un fiume. Dovrebbe essere un luogo che racconta la storia della nostra antica società contadina, attraverso masserie, muretti a secco, pagliari e altre testimonianze di tempi ormai lontani. E, invece, no. Ad insidiare la natura vi è l’uomo, con i suoi comportamenti irrispettosi e predatori, che riducono un monumento alla natura ad una discarica a cielo aperto, dove scaricare illegalmente rifiuti spesso altamente inquinanti. Oppure ad una pista per gare di motocross abusive.
«Tutti i fine settimana, nel primo pomeriggio, la Lama diventa un circuito. È un problema irrisolto da anni e, onestamente, sono molto pessimista» confessa Nicola Lavermicocca, direttore del Parco Naturale Regionale Lama Balice, da anni impegnato a denunciare i gravi danni arrecati dal transito di moto dalla cilindrata da 800 in su.
“Che male fanno?” è lo sciocco quesito ricorrente a margine di articoli che, già in passato, hanno sollevato il problema. Un quesito a cui risponde Lavermicocca: «Lo scorrazzare delle moto crea problemi enormi agli equilibri naturali e alla biodiversità del territorio, allontanando gli animali e danneggiando le piante presenti. Nonostante sia espressamente vietato, sono stati creati sentieri distruggendo le praterie di orchidee e i muretti a secco che caratterizzano l’area».
Senza contare il disturbo ad alcune specie aviarie che, in quel parco, dovrebbero poter nidificare in tutta tranquillità, senza subire rumori assordanti. Tra questi, l’upupa, simbolo del parco regionale, che nidifica cercando cavità e rifugi lontano dagli abitati e dai luoghi dove è costante e continuativo il disturbo antropico.
Nemmeno un incidente mortale, avvenuto anni fa, ha avuto effetti di deterrenza. Le gare proseguono puntualmente ogni settimana. Per Lavermicocca è, in primis, un problema di tutela ambientale, ma anche di ordine pubblico.
«Una situazione a dir poco sgradevole, più volte denunciata – sottolinea il presidente del Parco Regionale – Mi insediai ad agosto 2020 e già ad ottobre ci fu un coordinamento con le forze dell’ordine. Chiedevamo assistenza, perché da soli non ce l’avremmo mai fatta, ma non abbiamo mai trovato la loro disponibilità. Sono sempre mancate risposte esaustive. Non c’è mai stata la volontà di disporre piani operativi per contrastare il fenomeno. Hanno sempre risposto che non ci sono abbastanza uomini e risorse».