Dal referente di cabina al GSE Cer. Bitonto Be Cer, geom. Pasquale Rapio, riceviamo e pubblichiamo.
Creare una CER e ricevere l’incentivo della Tariffa Premio dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per 20 anni è una procedura piuttosto semplice. Basta costituire un’associazione tra almeno tre cittadini (ad esempio, io, la zia Maria e la mia vicina antipatica), rivolgersi a un commercialista per redigere uno statuto e un regolamento specifico, definire le cariche statutarie, pagare l’orario onorario del commercialista, registrarsi presso l’Agenzia delle Entrate (circa 200 euro più 16 euro di marca da bollo), ottenere il codice fiscale, aprire un conto corrente e infine inviare il regolamento al GSE.
Una volta accertata la regolarità del regolamento, si può iniziare a configurare gli impianti fotovoltaici di autoconsumo diffuso che possono arrivare fino a una potenza massima di 1 MW.
L’energia in eccesso prodotta dai pannelli fotovoltaici viene ceduta alla rete tramite il meccanismo del ritiro dedicato e consumata virtualmente da un consumatore che non possiede un impianto fotovoltaico. Questo processo genera una Tariffa Premio incentivante per 20 anni, variabile tra 6 e 12 centesimi di euro per kWh, a seconda della taglia dell’impianto e del prezzo zonale orario.
Ad esempio, si può decidere che io realizzi l’impianto fotovoltaico mentre la zia Maria usufruisce come consumatrice dell’energia in eccesso. I POD elettrici vengono inviati al GSE, che li configura in modalità autoconsumo diffuso per la Comunità Energetica. Da quel momento, il GSE calcola mensilmente l’energia immessa in rete dal produttore (io) e quella consumata dalla zia Maria, inviando un incentivo forfettario generato. A fine anno, il GSE trasmette il consuntivo della Tariffa Premio spettante e i conteggi dei kWh prodotti e consumati dai membri della comunità. La CER poi ripartisce gli importi dovuti seguendo quanto stabilito nello statuto.
Per un impianto inferiore a 200 kW, la Tariffa Premio può raggiungere i 12 centesimi di euro per kWh, ripartiti ad esempio così: 5 centesimi al produttore, 4 centesimi al consumatore e 3 centesimi per le spese di gestione dell’associazione. Se un consumatore associato consuma 2.400 kWh all’anno, a inizio anno la CER gli versa un contributo di circa 96 euro.
Questo contributo rappresenta il sostegno alla povertà energetica erogato dallo Stato tramite la CER per 20 anni. Tuttavia, si nota che il contributo diminuisce con l’aumentare della taglia dell’impianto, fino a dimezzarsi per impianti superiori a 600 kW. Questo è un aspetto che lascia perplessi, dal momento che le CER nascono proprio per contrastare il cambiamento climatico e incentivare la produzione di energia rinnovabile, oltre a sostenere le famiglie in difficoltà energetica. Sarebbe più logico che l’incentivo fosse maggiore per gli impianti più piccoli e non il contrario.
Resta comunque compito dei decisori politici risolvere questa incongruenza normativa. Un’ultima riflessione riguarda l’efficacia reale di questo contributo: un consumatore medio spende circa 800 euro all’anno in bolletta elettrica. Un incentivo che varia tra 45 e 100 euro annuali può davvero alleviare la povertà energetica delle famiglie? Forse servirebbero misure più incisive, come il raddoppio della Tariffa Premio.

















