La mia
lettera sulla inopportuna presenza di Barbara Balzerani a Bitonto, pubblicata
domenica 14 dicembre dal vostro giornale, ha suscitato, com’era
prevedibile, commenti, riflessioni, critiche e proteste.
Quel periodo della nostra storia recente provoca ancora tanta rabbia e
lacerazioni.
Alla
luce di quanto letto, sento di fare alcune considerazioni.
– Non
era facile accorgersi della presenza della Balzerani a Bitonto, considerato che
la signora
non ha partecipato ad una manifestazione di rilevanza cittadina ma ad un
incontro di nicchia qual è
la presentazione di un libro, in questo caso il suo. Non era
nemmeno facile collegare in modo immediato l’attentato a Tatulli con la Balzerani.
– Anch’io
ho collegato il tutto con un po’ di ritardo, dopo aver letto le cronache del
tempo. Gianluca,
persona onesta e perbene, conosceva,
come lui stesso ha dichiarato, il passato di terrorista della Balzerani ma
non il delitto di cui si era macchiata, per cui in totale buona fede, ha organizzato l’incontro
con l’autrice.
Non sono d’accordo con lui, però, quando
afferma che non si sente di discriminare alcuno applicando il “tu sì e tu no” perché sono convinta che la distinzione tra le
persone vada fatta: non si può ignorare o,
peggio, tacere il passato violento di chi si è sporcato le mani di sangue innocente.
– La
Balzerani poteva scegliere di non uccidere ma lo ha fatto in nome di una ideologia malata. Alcuni ex terroristi sono oggi autori di
libri e perciò frequentatori di salotti
letterari e di talk show, ossia di ambienti che solo qualche anno fa definivano
con tanta spocchia e disprezzo “piccolo-borghesi”.
Ecco,
mi chiedo con quanta faccia tosta e
ipocrisia oggi varcano la soglia di questi ambienti. La loro arroganza e incoerenza mi indignano profondamente.
– Infine, va detto che, al di là di tutte le polemiche, l’importante è che la nostra
comunità, con i suoi rappresentanti, abbia manifestato il proprio
sdegno per quanto avvenuto ed abbia espresso solidarietà e vicinanza alla famiglia Tatulli.