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Home » Impianto agrivoltaico a Mariotto. Intervengono Anpi e ambientalisti

Impianto agrivoltaico a Mariotto. Intervengono Anpi e ambientalisti

"Escludere dalla procedura di valutazione d’impatto ambientale il progetto costituisce un grave precedente»

La Redazione by La Redazione
5 Ottobre 2025
in Comunicato Stampa, Cronaca, Primo Piano
agrivoltaico
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Continua ad essere acceso, a Bitonto, il dibattito sugli impianti fotovoltaici. A riaccenderlo, con una nota firmata da Anpi, Era Murgiae, Fare Verde, Italia Nostra, Legambiente, 2Hands, Vogliamo Bitonto Pulita, in cui, con riferimento al progetto di un impianto agrivoltaico da 32 ettari a Mariotto, si critica il comune per non aver dato parere ostativo e di aver deciso di escludere dalla valutazione di impatto ambientale (Via) un progetto che causerebbe l’eradicazione di 7mila piante.

«Se non è fotovoltaico in zona Asi è agrivoltaico in zona a verde agricolo – si legge nella nota -. Con determinazione dirigenziale 1986 del 17-07-2025 la Città Metropolitana di Bari (Servizio tutela e valorizzazione dell’ambiente, promozione e coordinamento dello sviluppo economico) ha stabilito di escludere dalla procedura di valutazione di impatto ambientale (Via) il progetto relativo alla realizzazione di un impianto agrivoltaico denominato “FV103MA”, per una potenza nominale di picco di 19,91 MWp, sito in agro di Mariotto, in località San Gaetano».

Come riportato nella determina dirigenziale, il progetto è stato proposto dalla società “Pv Blu srl” con sede legale in Mogliano Veneto (Tv).

«Il territorio interessato alla realizzazione del parco fotovoltaico è classificato come zna a verde agricolo E1, secondo il vigente strumento urbanistico – è scritto nella nota -. Il parco fotovoltaico prevede l’utilizzo di 32,19 ettari di suolo, con riferimento agli impatti sulla componente copertura vegetale, il proponente dichiara di «dover procedere all’estirpazione degli olivi presenti che, secondo quanto dichiarato dallo stesso proponente, sono 7mila alberi di olivo adulti della varietà “coratina” e alla loro sostituzione con coltivazioni super intensive di oliveti con portamento a spalliera. Il proponente precisa che degli alberi estirpati si procederà alla formazione di cippato da destinare come biomassa per alimentare impianti di produzione energetica alimentati da tale fonte. Pertanto, viene esclusa la continuità dell’attività di coltivazione degli ulivi sottostanti l’impianto, nella configurazione originaria e la possibilità di procedere all’installazione dei pannelli senza la totale estirpazione degli alberi attualmente presenti, in netto contrasto con il principio del mantenimento delle tipologie Dop previsto dalle vigenti disposizioni normative in materia di agrivoltaico, ponendo come ipotetica giustificazione: «La realizzazione dell’opera tende al miglioramento del territorio che altrimenti resterebbe improduttivo e in stato di abbandono».

Valutazione, per le associazioni firmatarie della nota, «non corrispondente all’effettivo stato dei luoghi e degli ulivi presenti come si è potuto constatare in occasione di un recente sopralluogo. Ne consegue un enorme impatto sul patrimonio agroalimentare (sia per la minore produttività delle nuove piante, sia per il numero di anni necessari per la messa a regime delle stesse, stimato in quattro anni), oltre che una radicale e inaccettabile alterazione dei caratteri identitari del sistema paesaggistico».

Aspetto quest’ultimo su cui si è espressa negativamente la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari: «L‘area relativa ai terreni interessati dal parco non è interessata direttamente da vincoli di tutela. Tuttavia l’intervento interferisce con valori del paesaggio e sensibilità archeologica. Inoltre l’impianto interferisce visivamente con una costellazione di beni architettonici storici diffusi anche di rilevante valore identitario».

«C’è da aggiungere – si legge – che le opere connesse (adeguamenti di strade rurali, attraversamenti, piazzole, aree per la cantierizzazione e movimentazioni, stazione elettrica urente, recinzioni), si inseriscono in un contesto rurale caratterizzato da componenti paesaggistiche (come lame e gravine), costruzioni rurali, muri a secco, aree caratterizzate da colture agricole di pregio. Il 15 luglio, il servizio per il Territorio del comune di Bitonto ha inviato la nota che recita: “Sotto il profilo urbanistico, non si rilevano elementi ostativi alla realizzazione dell’impianto, ferma restando la necessità, in sede di procedimento unico, di acquisire ogni ulteriore parere o autorizzazione previsto dalla normativa settoriale vigente”. Non è stata trasmessa invece alcuna osservazione sui vari aspetti progettuali, le pesanti implicazioni sul paesaggio, le ricadute negative sul territorio, sulla sua identità, la sua vocazione ed economia come se non ci fosse una stretta connessione tra urbanistica, ovvero trasformazioni umane, e paesaggio, ovvero ambiente naturale. Ancora una volta dobbiamo rilevare il mancato coinvolgimento della cittadinanza, dei soggetti portatori di interessi collettivi, delle associazioni di settore e quelle ambientaliste, su tematiche e progettualità che hanno impatti estremamente rilevanti sull’ambiente, sul paesaggio rurale, sulla identità del territorio e il suo viluppo economico, sul futuro della comunità. La decisione di escludere dalla procedura di valutazione d’impatto ambientale il progetto di realizzazione di un impianto agrivoltaico di così elevata estensione, costituisce un grave precedente, perché semplifica e accelera di fatto il procedimento autorizzativo per tali impianti, procedimento che già oggi si avvale del rilascio dell’autorizzazione unica per la realizzazione ed esercizio degli stessi».

Nella nota si evidenzia, inoltre, che lo stesso gruppo imprenditoriale, in aggiunta all’impianto in oggetto, ha già presentato una ulteriore istanza per altro impianto agrivoltaico con potenza nominale di picco pari a 19,89 MW da realizzare sempre nella stessa area senza precisare se sia in corso o meno per il medesimo impianto una valutazione di impatto ambientale o sia stato già rilasciato un giudizio di compatibilità ambientale così come richiesto dall’art. 10 del DL 50/2022 convertito in Legge n.91/2022, articolo più volte richiamato dai proponenti per evitare lo studio dell’impatto cumulativo richiesto da Arpa Puglia e Soprintendenza con la valutazione di impatto ambientale: «Non si può essere, ancora una volta, semplici spettatori passivi degli accadimenti per poi lamentarsi e recriminare una volta che gli impianti vengono realizzati. Oggi più che mai bisogna essere parte attiva e mettere in campo tutte le iniziative e azioni possibili per poter contrastare lo scempio del nostro territorio nel segno di chi persegue soprattutto enormi interessi finanziari».

Tags: agricoltaicoagrocampagneenergiafotovoltaicopannelli solari
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